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Lo zerbino che fa il pino

polemica albero
Mi unisco, con un poco di tristezza, al coro di chi critica “lo zerbino”, ossia quell’albero di Natale (?) comparso in piazza Vittorio immagino per fare gli auguri ai torinesi. E ricordo quante risate ci facemmo per Spelacchio l’albero della sindaca Raggi che, appena tirato su in piazza Venezia a Roma, comincio a spogliarsi seminando ovunque aghi e rametti. La sindaca finì letteralmente spernacchiata e l’albero diventò il simbolo di una città che perdeva i pezzi, a cominciare da quelli storici che lastricano le sue strade. Zerbino i pezzi non può perderli, perché non ha rami, e tantomeno aghi con quel profumo penetrante con cui un tempo si faceva l’acqua di colonia. Già perché è fatto di pezze di plastica, formato scendiletto, con dei pelucchi verdi che simulano i prati artificiali. Di giorno sembra un cono gelato rovesciato e, francamente non ha nulla di natalizio. Al punto da far pensare (ai maligni) che sia una piccola vendetta pentastellata dopo la batosta elettorale. Di notte invece è un’altra cosa perché le luci si vedono, anche in lontananza, e come si dice «fanno Natale». Viene il magone quando, spulciando le delibere, si scopre quanto è costata cotanta opera: 91mila e 500 euro dei contribuenti, Iva inclusa naturalmente. Una follia, lasciatemelo dire, visti i tempi, la crisi, il Covid e anche il buon gusto. A chi rivolgersi per le pernacchie? Guardano le stelle, si capisce lo zampino di chi, nel suo partito ne ha cinque, anche se un poco appannate. Lo Russo, nuovo sindaco, non commenta «per eleganza». Ma rischia pure lui di non suscitare applausi se, con i 150mila euro destinati al Capodanno farà solo “giochi di luce in centro” che per ora sono coperti da un silenzio quasi militare. Ah, dimenticavo: e le periferie? Al buio, come sempre.

beppe.fossati@cronacaqui.it
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