La città martire, Mariupol, resiste e rifiuta la resa intimata da Mosca per ieri mattina. Le bombe continuano a cadere, incessanti, «qui aspettiamo tutti la morte» dicono i messaggi affidati al Web, il comandante del famigerato battaglione Azov fa la conta dei morti civili e parla di cadaveri nelle strade. Ma dall’altra parte della linea del fuoco, i comandanti russi dubitano che basteranno pochi giorni per prendere Mariupol e in ogni caso il prezzo sarà altissimo. Già ora si parla di centinaia di bambini uccisi, scuole, asili e ospedali bombardati. La strategia di Putin, però, prevede necessariamente la presa di quello che il porto più importante, quello da cui viaggiano le esportazioni del paese sotto attacco. Prenderlo, oltre a rafforzare l’assedio al Paese invaso, significherebbe unire di fatto l’Ucraina alla Crimea sotto controllo russo, prima mappa del nuovo atlante putiniano che si completerebbe. La città resiste e muore. Mentre le navi russe sparano su Odessa, mentre i missili ipersonici diventano il nuovo incubo della guerra moderna, mentre un attacco semina morte in un centro commerciale a Kiev, con la macchina della propaganda russa che tramite l’agenzia Tass dice che a essere presi di mira erano lanciamissili e munizioni occultati all’interno di un quartiere residenziale. Zelensky, che oggi parlerà al Parlamento italiano e che ieri ha incassato un forte appoggio militare (nel senso di forniture) dalla Gran Bretagna, ripete che non cederà ad alcun ultimatum di Putin. Ma accanto alla guerra sul campo e nei cieli, c’è un’altra crisi che si va consumando e che ci riporta a ere dimenticate: lo scontro tra Stati Uniti e Russia. Mosca ha infatti convocato l’ambasciatore statunitense per chiedere conto delle parole pronunciate dal presidente Joe Biden contro Putin. E sono molti gli analisti che vedono un deterioramento totale dei rapporti, già di per sé mai troppo distesi. I due blocchi tornano a confrontarsi e l’Ucraina è per entrambi un mezzo, se non addirittura un pretesto. La politica Usa è da tempo incentrata su una massiccia campana sanzionatoria che però, con gli anni, ha perso slancio, non solo con la Russia. Nonostante ciò, l’intenzione è portare ulteriori sanzioni «ai livelli più alti dell’economia russa», ben oltre il congelamento delle riserve di valuta e l’esclusione dallo Swift (che è un sistema di comunicazione e pagamenti bancari, cui la Russia fa fronte con piattaforme autogestite e addirittura di provenienza cinese). Potrebbe però delinearsi uno scenario ben più cruento di quanto verificatosi finora. Biden, che venerdì sarà in Europa, in Polonia, ieri ha parlato con Draghi, Macron, Johnson e Scholz: ha chiesto di fatto che i principali paesi europei inaspriscano a loro volta sanzioni e misure contro la Russia. L’Italia ha già dato la sua disponibilità, fino a che non si vedrà una de-escalation militare di Mosca. Il passo successivo, però, verrà dopo il messaggio di oggi di Zelensky, che potrebbe però pesare meno della volontà del potente alleato americano. Nel frattempo, nelle città martiri si continua a morire.
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