La tenaglia russa si sta stringendo per stritolare il Donbass, mentre le truppe si spostano verso il sud dell’Ucraina lasciando alle loro spalle un immenso cimitero costellato di fosse comuni e di intollerabili oscenità. È la guerra sporca combattuta da un esercito regolare affamato dalla resistenza ucraina e dai battaglioni ceceni rinforzati dai mercenari che hanno combattuto per l’ Isis in Siria. Terroristi e tagliagole di cui persino i social raccontano la crudeltà mescolata a furti e grassazioni sui civili inermi. «A Bucha - dice papa Francesco, mostrando una bandiera dell’Ucraina arrivata dalla cittadina a nord di Kiev teatro di un vero e proprio massacro di civili torturali e uccisi - sono state commesse orrende atrocità», E peggio, a sentire il sindaco stanno facendo i russi a Mariupol «che è diventata la nuova Auschwitz». Frammenti di immagini che diventano parole: «Qui stanno bruciando i cadaveri con i forni crematori mobili. raccolgono i corpi e li gettano come stracci nel fuoco». E ancora: «Stragi di bambini, donne violentate con i fucili e poi uccise. Famiglie devastate, ragazzi costretti a vedere i genitori giustiziati con un colpo alla nuca». Atrocità che la Russia contesta mentre l’Occidente chiede a gran voce una commissione di inchiesta e il presidente Zelensky invoca un processo a Putin e ai suoi macellai sullo stile di quello di Norimberga. Un susseguirsi di emozioni mentre si intrecciano alle bombe e alle stragi immagini, video e testimonianze che fino a ieri sembravano tratte da un film dell’orrore. E la guerra non si ferma, anzi secondo osservatori della Nato e lo stesso segretario generale Stoltemberg «potrebbe continuare a lungo, molti mesi o addirittura anni». Una doccia fredda per chi aveva pronosticato rapide trattative di pace, dopo i primi terribili bombardamenti e l’apertura della Turchia come mediatrice di pace. Dunque l’imperativo in questa corsa contro il tempo, è arrivare seppure per gradi, ad un cessate il fuoco che consenta prima di tutto di rispettare i corridoi umanitari per salvare le popolazioni ormai costrette alla fame e poi metta di fronte i due contendenti affinché si arrivi ad un accordo. Un compito che storicamente anche l’Italia potrebbe svolgere. Lo sostiene il ministro Di Maio affermando che «stiamo lavorando per una conferenza di pace», proprio all’indo - mani dell’espulsione di trenta diplomatici russi in odore di spionaggio. È la politica dei paradossi. Ma oggi questa guerra ci ha insegnato che il braccio di ferro può essere più utile di una mano tesa. E le sanzioni economiche possono essere convincenti quasi quanto le bombe.
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