Cerca

L’Italia respinge i ricatti di Putin

vladimir putin dp

Vladimir Putin (foto: Depositphotos)

Siamo all’attacco finale su Mariupol, la città martire dell’Ucraina aggredita dalle truppe e dai miliziani di Putin. La chiave per consentire alla Russia il controllo sul mare di Azov, fondamentale per creare quel corridoio tra la Crimea e il Donbass, di fatto annettendo questo territorio strategico a Mosca. Siamo dunque alle ultime battute di questa aggressione dissennata contro una città che contava 400mila abitanti ed ora è una sorta di immenso cimitero dove i civili hanno pagato prezzi altissimi in una logica del terrore che non può e non deve essere considerata solo l’apice della violenza dei soldati, ma certo risponde ad una precisa strategia del Cremlino. Non solo: potrebbe avverarsi ciò che gli strateghi occidentali segnalano ormai da settimane: la chiusura di una tenaglia tra terra e mare in una corsa contro il tempo segnata dall’arrivo di un fortissimo contingente militare agli ordini del nuovo comandante nominato dallo zar e noto, tristemente, come “il macellaio della Siria”. Dal fronte filtrano notizie tragiche: il porto della città sarebbe già in mano ai combattenti filorussi e i reparti ucraini, con munizioni scarse e senza vettovaglie, ammettono di essere allo stremo ma «di fare il possibile e l’impossibile per fermare il nemico». In realtà questo potrebbe essere anche l’ultimo capitolo di questa guerra insensata, consentendo a Putin, di fatto sconfitto nell’ideazione dell’invasione Ucraina, di vantare una vittoria per il suo popolo, a dispetto delle migliaia di soldati uccisi e delle sanzioni che stanno portando il suo paese verso il default. In mezzo ancora stragi di civili, camere di tortura trovate un po’ ovunque dopo la ritirata da Kiev e persino furti di materiale radioattivo perpetrati nella vecchia centrale di Chernobyl come segnalano fonti occidentali dopo la denuncia di Zelensky. Il 47esimo giorno di guerra insomma porta altro sangue e altro terrore su questa nazione devastata. E inutilmente il Papa invoca una tregua di pace per la Santa Pasqua. Putin non cederà. Forse neanche dopo la conquista del Donbass. Anzi, è proprio lui ad alzare l’asticella delle minacce, persino contro l’Italia. Contro il ministro Di Maio e contro il premier Draghi che ieri, in Algeria, ha firmato uno storico accordo sulle forniture di gas che ci permetterà di fronteggiare almeno in parte i ricatti russi. La prima tappa di un tour che lo porterà a brevissimo anche in Congo, dopo aver già siglato un accordo con l’Azerbaijan. Passi importanti di una strategia tutta italiana tessuta dall’amministratore delegato di Eni Claudio De Scalzi che, da settimane, anche con il supporto di Di Maio, ha consolidato rapporti con numerosi paesi, prima di tentare la carta con il Sud America. Un ’attività che la Russia condanna con durezza e a cui la Farnesina risponde con voce altrettanto ferma: «L’Italia rifiuta il ricatto finanziario sul gas e rigetta la richiesta di pagamento delle forniture in rubli. La giornata si chiude in un clima pesante, sull’Ucraina devastata da ulteriori bombardamenti su strutture civili e sulle luci fioche dei carri armati che viaggiano in una colonna di oltre 12 chilometri verso l’est, obiettivo Donbass.

beppe.fossati@cronacaqui.it
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.