L’offensiva di Putin è iniziata prima dell’alba di ieri contro l'est dell’Ucraina alla conquista del Donbass. Comincia così, all’alba del 57esimo giorno la seconda fase della guerra d’invasione mettendo in campo le forze speciali dei separatisti russi che dopo aver accerchiato l’acciaieria di Mariupol dove resistono le truppe ucraine, hanno cominciato un bombardamento ossessivo. L’obiettivo, secondo alcune intercettazioni dei servizi di sicurezza ucraini, sarebbe quello di radere al suolo letteralmente la grande struttura diventata il simbolo della resistenza e dove - sempre secondo voci accreditate - avrebbero trovato rifugio un migliaio di persone tra cui molte donne con i loro bambini. Mentre scriviamo la battaglia è ancora in corso, mentre Mariupol assomiglia sempre di più ad una città fantasma. Nessuna tregua, insomma, nessuno spazio neppure per i corridoi umanitari che pure Mosca aveva promesso in cambio di una resa incondizionata, intimata per le per 15 di ieri. Anzi, poco più di un’ora dopo i russi avrebbero sganciato una bomba assai potente su un ospedale vicino all’Azovstal, nei pressi della città martire. A darne notizia è stato il parlamentare ucraino Sergiy Taruta. «Da mie informazioni - ha twittato - ci sono circa 300 persone sotto le macerie, compresi bambini». Secondo Taruta, nell’ospedale si erano rifugiati diversi civili “perché non ci sono altri a posti dove nascondersi in una città distrutta». Tutto fa pensare, dunque, che si stia consumando forse la parte più cruenta della guerra. E ad inasprirla potrebbe aver avuto un ruolo anche un assalto compiuto oltre confine da un raid delle forze speciali ucraine che hanno bombardato con missili una trentina di case, facendo anche alcuni feriti nel villaggio di Belgorad, trenta chilometri all’interno del territorio sovietico. Un assalto che avrebbe provocato in Putin la decisione di colpire i luoghi ove si prendono le decisioni politiche: cioè il centro di Kiev fino ad ora risparmiato anche dai bombardamenti mirati. Ma non solo: nel corso della giornata hanno suonato ininterrottamente le sirene, per segnalare attacchi contro le principali città, compresa Odessa che nella tarda mattinata aveva segnalato un forte concentramento di navi militari al largo della costa, mentre - via terra - veniva scoperto un forte concentramento di truppe. Intanto la grande politica si è riunita, grazie ad una videochiamata di Biden ai principali alleati. Compreso il premier Draghi, costretto a casa, per il Covid. Sulla scacchiera le prossime mosse dell’Occidente, mentre Macron ammette «non ci sono più contatti con Putin». Un brutto segnale per chi ancora confida nella forza della diplomazia.
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