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Diciamo grazie agli insegnanti

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Riapre la scuola nell’autunno più complicato dal dopoguerra ad oggi. Ed è precaria come sempre. A dispetto delle belle parole che la politica sciorina ogni anno, al tintinnare della prima campanella, per poi rimettere il problema dell’istruzione in fondo al cassetto. Si comincia con tanti, troppi interrogativi. E non solo per il numero abnorme di insegnanti non di ruolo, costretti da anni a vivere come riserve in attesa di una chiamata. Ma perché l’intera macchina organizzativa fa acqua, a partire dai bidelli per arrivare al personale amministrativo che deve gestire le necessità e le finanze di ogni singola scuola.

Incombono sui nostri ragazzi le nuove norme sull’austerity, l’incognita del Covid che è tutt’altro che svanito all’orizzonte, e soprattutto l’indifferenza con cui lo Stato ha dimenticato gli adeguamenti tecnologici indispensabili alla sicurezza delle classi, a partire dai purificatori d’aria. E’un po’ come se la grande famiglia della scuola non avesse un padre attento e protettivo. Per fortuna ci sono gli insegnanti, o almeno la stragrande maggioranza di loro, che suppliscono come possono ai problemi. A cominciare dall’importanza delle lezioni e all’obbligo primario a cui sono chiamati: l’istruzione con il dovuto apprendimento.

Saranno loro i veri gestori dei nostri ragazzi. Quelli che, per esempio, dovranno aprire le finestre per garantire “il ricambio d’aria”, mentre spiegano Cicerone e la classe trema per il gelo imposto dal caro bollette. Il resto lo sappiamo già: le nostre scuole sono per lo più vecchie, mal coibentate, a volte persino pericolose. E le solite litanie servono a poco. Ci conforta almeno un dato: i nostri maestri e i prof non sono in fondo alla classifica dei somari. Anzi. Dunque cominciamo almeno dando fiducia a loro. Lo dico soprattutto alle famiglie. Buona scuola a tutti, nonostante tutto.
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