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Foto: Depositphotos

Ora manca solo l’ufficialità. Ma dopo il passo indietro del Trentino per Torino è fatta. Dopo 20 anni le Olimpiadi invernali torneranno qui, dove si è dimostrato che i grandi eventi si sanno costruire e gestire, trasformandoli in un formidabile volano di sport, di turismo e di business per tutta l’Italia. Diventa realtà un sogno che si è infranto con il grande rifiuto grillino dell’ottobre 2018 che regalò i giochi a Milano e Cortina, togliendo alla nostra città e alle sue montagne una grande occasione di rilancio non solo turistico. Negando di fatto a tutte le regioni alpine la possibilità di fare squadra utilizzando le proprie strutture, ma anche l’esperienza accumulata in passato. Ma a volte capita che le cose vadano come devono andare e oggi siamo qui a ragionare come se le lancette della storia fossero tornate indietro di cinque anni, a quel tristissimo giorno del no.

Merito anche della politica che, per una volta, è andata oltre le distinzioni di bandiera con il sindaco Lo Russo e il governatore Cirio che hanno avuto l’intelligenza di andare a Roma a perorare la causa comune con una sola voce. Per ora è questa la situazione mentre Baselga di Pinè lascia cadere la propria candidatura a costruire il palazzo del pattinaggio e salgono le quote del nostro Oval che come ci spiega Alessandro Zoppini l’architetto che l’ha ideato, è pronto a tornare in pista con qualche semplice ritocco. Ma non solo. Perchè radio Olimpiadi ora ci informa che anche l’hockey e il curling potrebbero cercare casa proprio qui. Noi siamo pronti. E le esperienze con Eurovision, le Atp di tennis, la grande arte, il Salone del libro dimostrano che sappiamo costruire eventi di successo. Chiediamo solo pari dignità. A partire dalla composizione della squadra che da Milano e Cortina sappia allargarsi anche alla nostra terra.
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