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Io, cronista in coda dall’alba col miraggio della Terra Santa

code passaporto
All’arrivo davanti al commissariato, qualcuno già racconta come una leggenda dei primi in coda nel cuore della notte per rinnovare il passaporto. I più arrivano all’alba e restano a bocca aperta davanti alle centinaia di persone in coda davanti al portone di Barriera Nizza per il primo “open day” dell’anno. Ci saranno almeno quattrocento persone in attesa. Un serpentone umano assonnato, paziente che, ora dopo ora, si allunga. Un’umanità dolente alle prese con i paradossi della burocrazia. Con loro mi trovo a condividere la speranza del documento per l’espatrio e poter raggiungere Israele alla fine di febbraio per un servizio in Terra Santa.

C’è chi solidarizza per la colazione, «vada al bar, le tengo il posto», con chi manca di qualche documento, «corra a prenderli o farà un buco nell’acqua». Altri armati di coperte di lana. «Si porti qualcosa di pesante, aspetterete fuori in strada» consigliavano dal centralino la sera prima. Si passa il tempo tra facezie e mugugni per dover sperare in questa sorta di “riffa”. Già, perché attorno mezzogiorno, quando la coda da via Nizza svolta in via Varaita e, poi, sfiora via Genova, arriva la peggiore delle notizie. «Purtroppo non accontenteremo tutti» spiega una funzionaria, prima che spuntino 200 tagliandi di carta numerati. Come dal macellaio.

Tiro un sospiro di sollievo, sono il 197. Ma dietro di me comincia a bollire una pentola a pressione di rabbia. «Mia figlia deve andare a studiare nel Regno Unito a marzo, come faremo?» s’infuria Assunta, alla quale fa eco Tiziana che deve andare a trovare il figlio a Londra. «Sono qui dalle sette e torno a casa con niente». Ancora più rabbioso è Mimmo. «Questa è una violazione di un diritto costituzionale» tuona, mentre Enrico prova a spiegare a un poliziotto «avreste dovuto organizzarvi meglio». Non basterà accontentarne settanta in più. Franco è sconvolto.

«Mia moglie è “fragile” ma abbiamo deciso di non passare avanti a nessuno, questo è il risultato». Stesso discorso per Angela, ultrasessantenne. «Siamo da ore al freddo a prenderci una polmonite e ci rimandano a casa?» si domanda, mentre Cristina mastica nervoso. «Ho acquistato i biglietti per l’Inghilterra e rischio di non partire». Per gli esclusi è un incubo, ma l’odissea continua nel pomeriggio per chi, finalmente, incontra gli agenti preposti al servizio. Stremati, quasi frustrati per non aver accolto tutti. Marisa ce l’ha fatta ed esce dal commissariato al tramonto. «Che incubo! Alla fine pagano anche loro l’inefficienza di uno Stato per cui, evidentemente, siamo buoni solo a stare in coda e obbedire. Anche davanti ai torti che subiamo».
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