Il suo salotto ci mancherà, come ci mancherà la sua voce, la sua pacata autorevolezza. E il suo genio. Maurizio Costanzo ha spento il microfono ieri mattina a 84 anni, lasciandoci orfani di una tivù geniale, piena di intuizioni, senza sprechi e astruse ambientazioni, capace di alternare con i suoi ospiti costume e politica, spettacolo e buoni sentimenti, tratteggiando vizi e le virtù per oltre quarant’anni della nostra storia. La sua è stata una straordinaria intuizione: quella di coniugare il teatro e il suo palcoscenico con le enormi potenzialità della televisione trasformando il Parioli di Roma nel vero salotto mediatico degli italiani. Un luogo di transito e di discussione a volte alta, a volte meno, dove si fa prima a elencare chi non è mai stato invitato, piuttosto che il contrario, visto che sulle seggiole del Costanzo Show alla fine si sono alternate almeno 30mila figure, autorevoli o meno, guitti e poeti, artisti e saltimbanchi, politici e preti, insieme a tante donne belle di cui abbiamo imparato ad apprezzare pure l’intelligenza. Il mix formidabile che solo un giornalista come lui cresciuto da ragazzo a Paese Sera, prima di atterrare in tivù poteva inventare, diventando il padre nobile dell’intrattenimento che per inchiodare il pubblico alla poltrona non aveva bisogno di comici e ballerine. Tanto da costringerci a riflettere sul fatto che tutto ciò che riempie oggi i palinsesti è figlio suo e di un altro grande comunicatore come Bruno Vespa al quale va dato merito di aver riprodotto sullo schermo la terza Camera dello Stato. Che dire oltre? Ricordiamo l’amore che Maurizio aveva per la musica, per il teatro e per il cinema. Come dimenticare “Se telefonando” scritta per Mina o la sceneggiatura di “Una giornata particolare” con Sofia Loren e Mastroianni? Ci mancherà la compagnia di questo amico che ci ha accompagnati per 4mila 480 puntate, ospite fisso dei nostri tinelli e delle nostre cucine. beppe.fossati@cronacaqui.it
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