Era il 2014 quando Luca Cordero di Montezemolo a Maranello, celebrando il proprio addio alla guida della Ferrari dopo 23 anni, cedendo lo scettro a Sergio Marchionne, annunciava la nascita del Polo del Lusso Made in Italy, con Ferrari come vertice più alto ed esclusivo, affiancata da Maserati e Alfa Romeo. Su questa prospettiva si scrissero fiumi di inchiostro mentre si inseguiva il sogno di creare auto blasonate là dove erano cresciute per decenni solo utilitarie e poco più. Ora sappiamo che fu un sogno purtroppo lontano dalla realtà. E in un mondo che evolve velocemente come l’automotive in questi nove anni sono cambiate le strategie e soprattutto le nuove alleanze in casa Fiat. Fino ad arrivare a Stellantis e, tristemente, a vicende come quelle della Lear di Grugliasco, antico produttore di sedili per il gruppo Fiat e non solo. Ovvero a una storia che si aggiunge a tante altre nel cosiddetto settore dei “satelliti” Fiat ovvero di quell’indotto che è stato per tanto tempo la vera ossatura della fabbrica automobilistica a Torino, fino alle insidie della concorrenza straniera che data da tempo, poi al Covid e ora alle scelte industriali dei nuovi imperatori francesi. Lear sconfitta nella gara sui sedili della 500 elettrica che verranno prodotti in Turchia e provata dallo sgretolarsi delle certezze legate alla manifattura per Maserati, adesso taglia. I numeri, con 260 operai per cui sta per scadere la cassa integrazione, fanno impressione. E ci fanno interrogare su quale sia la vera portata della crisi dell’automotive a Torino e in Provincia, ancor più in questo momento di transizione tra il motore termico e l’elettrico. Se ne parla al Ministero, anche se le decisioni sono già state prese. E il fantasma dell’Embraco purtroppo continua ad aleggiare in molti di quegli stabilimenti che furono i fortini della vecchia capitale dell’auto. beppe.fossati@cronacaqui.it
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