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L’ospedale della discordia

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Perché tra tanti ruderi che Torino sopporta da decenni, il nuovo Maria Vittoria dovrebbe sorgere in un parco? E rubare al verde qualcosa come 13 mila metri quadrati oltre al grande parcheggio della Pellerina dove si va in giostra o a vedere uno spettacolo al circo? E su queste domande che si sta scatenando una polemica tra la politica che decide e i cittadini che dovranno convivere con scelte che appaiono quantomeno strambe. Se non addirittura ambigue, come qualcuno sostiene, ipotizzando accordi peregrini su aree che avrebbero potuto essere meno invasive rispetto all’ambiente e utili per risanare persino un ecomostro come l’ex Thissen, oppure il vecchio macello di via Traves. A guardare il cartello che ieri era esposto davanti al Comune, si capisce bene cosa pensi almeno una bella fetta di città. Quel “Salviamo la Pellerina” non è una scritta qualsiasi, non ha sapori né anarchici, né ideologici e forse neppure ecologisti. Riassume piuttosto un sentimento di rifiuto verso le decisioni prese dall’altro in una sorta di accordo Cirio-Lo Russo a dispetto del consiglio comunale che pure avrebbe dovuto dire la sua. Anche perché la Pellerina non è poi quella sede perfetta visto che lo stesso assessore all’urbanistica svela addirittura cinque criticità, compreso il rischio idrogeologico. E allora viene da chiedersi se non convenga fare marcia indietro e magari avviare una ricerca mirata ascoltando i cittadini, o meglio ancora i residenti. Una cosa sola è certa: il Maria Vittoria ha bisogno di cedere le armi dalla sua sede storica e di trovare una giusta destinazione. Preferibilmente senza sacrificare un pezzo di parco, rischiando poi di andare a bagno alla prima inondazione, come sussurrano i soliti portasfiga. beppe.fossati@cronacaqui.it
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