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La crisi delle banche

L'inflazione mangia 2 miliardi dai risparmi dei piemontesi

Dilaga il "contagio" della sfiducia, gli speculatori sono più veloci dei banchieri e approfittano della situazione

L'inflazione mangia 2 miliardi dai risparmi dei piemontesi

Più che di tempesta perfetta, questa volta bisognerebbe parlare di contagio: quello della sfiducia nelle banche che, dopo quanto accaduto alla Silicon Valley Bank e al Credit Suisse, ora investe i nostri mercati, con la perdita di valore della Deutsche Bank e gli scossoni in Borsa dove miliardi di euro finiscono bruciati. E gli speculatori sono molto più veloci dei banchieri centrali, così elefantiaci nei loro apparati, ad approfittare del mercato. Ma per i risparmiatori non ci sarà bisogno di analizzare la crisi di quel sistema «too big to fail», ossia troppo grande per fallire, che si è tornati a ripetere - e ricordiamo benissimo come è andata finire l’altra volta -, per tremare: ci basta l’economia spicciola di giornata, ci basta l’inflazione che, tanto per rimanere alle stime ufficiali, solo in Piemonte, in un anno, si è mangiata due miliardi di euro dai conti di famiglie e imprese. E sono sempre meno anche gli sportelli bancari stessi sul territorio.

i mercati fanno il loro mestiere. Quando ci sono delle variazioni tendono ad accentuarle perché dall’accentuazione delle variazioni si guadagna

I dati vengono dalla Fabi, la federazione bancaria italiana, sulla base delle statistiche di Banca d’Italia e Istat riferite a dicembre 2022 e sono stati resi noti in occasione del congresso provinciale, aperto dalla relazione del segretario uscente Mauro Bossola. Una relazione che, oltre al calo del risparmio degli italiani - la diminuzione di 2 miliardi rappresenta il 13% del totale -, fotografa anche un calo dei   prestiti, segno della difficoltà del sistema bancario anche in questo senso: il totale dei prestiti in Piemonte, riferito a giugno 2022, è di 114,1 miliardi di euro, divisi tra famiglie (per un valore di 44,7 miliardi), aziende (48,5 miliardi), imprese familiari (6,3 miliardi), società finanziarie e assicurative (6,8  miliardi) e pubblica amministrazione (7,8 miliardi).

Solo a Torino, nei 712 sportelli in città, il monte depositi è di 75,4 miliardi di euro, in diminuzione di circa 700 milioni rispetto al 2021, e il totale di prestiti ammonta a 64,6 miliardi di euro, in calo di 5,5 miliardi rispetto al 2021 (-7,5%). Crisi, inflazione, queste le cause principali dell’erosione del risparmio per le famiglie, mentre per molte imprese influiscono ancora il conto post pandemico e anche lo stop ai crediti del super bonus.

La crisi, d’altronde, non tocca solo i clienti ma anche le banche stesse: sempre più filiali chiudono i battenti e sono in calo i dipendenti - in Piemonte risultano 44.865 dipendenti bancari, con una diminuzione media tra 8 e 10%, tranne che a Torino, dove anzi sono in aumento ma solo in virtù di una fusione tra istituti bancari.

Qual è allora lo scenario? La risposta più sincera - e proprio per questo, forse, allarmante per i comuni mortali -, probabilmente, l’ha data Gianmaria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, ieri mattina a margine di un incontro di Biennale Democrazia sulla Costituzione: «Ho visto che c’è maretta, ma i mercati fanno il loro mestiere. Quando ci sono delle variazioni tendono ad accentuarle perché dall’accentuazione delle variazioni si guadagna, ma poi si riassestano». E ancora: «Sarebbe bene che le banche centrali dessero rassicurazioni». E più in fretta degli speculatori.

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