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IL SONDAGGIO

I lettori vogliono la pace: «Basta armi all’Ucraina, la guerra deve finire»

Il 65% dice di essere contrario all’invio di aiuti militari a Kiev. Favorevole solo il 23%. Il 12% nè con Putin, nè con Zelensky

C’è il timore del nucleare

C’è il timore del nucleare

Un’Italia stanca, affaticata, impaurita. Scossa dalla tragedia dei morti e dei profughi, ma anche sfiancata dalle conseguenze economiche di una guerra di cui non si intravede una fine. Sembra esserci soprattutto questo dietro i risultati del sondaggio che abbiamo lanciato 20 giorni fa e che, tra i tantissimi votanti, ha fatto registrare una netta predominanza di chi dice basta all’invio di aiuti militari a Kiev con la speranza che si arrivi il prima possibile a un cessate il fuoco, Ossia ai prodromi della pace. La domanda era semplice: “Lei è favorevole o contrario all'invio di armi dall'Italia all'Ucraina?”. Tre, le possibili risposte.

Favorevole, scelta dal 23%. Contrario: 65%. Né con Putin, né con Zelensy, 12%. ercentuali che sono una media tra il nostro sito ( favorevole 27%, contrario 60%, nè con Putin nè con Zelensky 13%) e il quotidiano dove i favorevoli scendono al 18%, i contrari salgono al72% e gli altri si fermano al 10%). Segno che nella nostra provincia i timori di un allargamento del conflitto sono ancora più sentiti.


Cifre chiare, risposte nette e precise. Che per essere comprese fino in fondo probabilmente vanno interpretate tra le semplici risposte ai tre quesiti con quel che emerge scorrendo i messaggi e le mail inviate in redazione e che di fatto completano questa indagine che non era basata su di un campione scientifico, ma unicamente orientata a rilevare le opinioni dei nostri lettori su un tema delicato e importante, che con le conseguenze economiche che ha avuto, riguarda la vita di tutti.


Ebbene, leggendo i messaggi di chi ha voluto partecipare a questo confronto è chiaro come per molti dire “no” all’invio di armi non significhi voler abbandonare un popolo al proprio destino, quanto piuttosto scacciare l’incubo di un conflitto totale in cui il filo rosso che ci separa dal rischio di un incidente nucleare diventa ogni giorno più sottile.


Non dimentichiamo che la guerra ci ha sorpresi con i primi colpi di cannone, proprio mentre cercavamo di rialzare la testa dopo la pandemia, i lutti delle famiglie, la paura del contagio, la perdita di posti di lavoro e un’economia piegata e sofferente.

Veniamo da anni bui e certo l’aumento del costo della vita, le bollette alle stelle e l’inflazione stanno condizionando la vita di tutti. D’altra parte già l’anno scorso ad aprile in un rilevamento nazionale l’Italia appariva divisa in due tra favorevoli e contrari agli aiuti militari a Kiev.

E ora che, al di là del fiorire delle mediazioni condotte sottotraccia, comprese quelle del Vaticano attraverso gli emissari di Papa Bergoglio, proprio le dichiarazioni di Putin e di Zelensky non sembrano affatto mosse da una volontà di raggiungere almeno una tregua, se non la pace definitiva. E questo scoraggia e aggiunge paura specie sulla durata del conflitto ma soprattutto sul rischio nucleare.

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