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IL BORGHESE
09 Giugno 2023 - 06:30
La Città sommersa, quella che sfugge al semplice sguardo di tutti noi, la svelano le inchieste, a volte lunghe anni interi, di polizia e carabinieri. C’è la droga, ovviamente, e c’è anche il sesso, oltre ai traffici illeciti della malavita. Ma soprattutto c’è la schiavitù, la peggiore tra le violenze e le privazioni imposte ad un essere umano che riguarda, come vedremo, soprattutto giovani donne, quasi tutte straniere.
Ragazze arrivate qui chissà come e con chissà quali artifici in cerca di una casa e di un lavoro che poi finiscono a fare le bambole del sesso. Qualcuna, ci dicono sommessamente, poco più che bambina. Lo svela un’indagine che ha scoperchiato una giro di ragazze cinesi costrette a prostituirsi in cinque centri massaggi tra Asti e Torino. E le loro storie, tristemente uguali, sono venute fuori dai racconti puntualmente tradotte dal cinese.
Perchè nessuna di loro conosceva anche una sola parola di italiano. Quattordici schiave, nel vero senso della parola, guardate a vista e costrette a condividere letti a castello in squallide stanzette prima di infilarsi in abitini succinti e servire i clienti. Quasi un migliaio si sono alternati in due mesi negli appartamenti del sesso, con una cadenza impressionante attirati da inserzioni su internet, call center e quanto altro la tecnologia può mettere in campo per fare quattrini. Dietro altre donne, cinesi come le vittime: le metresses e uomini compiacenti.
Un’operazione di polizia che, al di là di aver liberato quelle povere creature, mette in luce, ancora una volta la piaga dei bordelli cinesi che affollano soprattutto le periferie più lontane, comprese Barriera di Milano, nei confronti dei quali c’è sempre stata una strana, anzi incomprensibile tolleranza. Con un commento che fa riflettere. «Qui - dice un poliziotto - ci sono più centri massaggi che negozi di alimentari». Il vizio paga di più, ovviamente. E il silenzio della giustizia non aiuta a capire.
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