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IL BORGHESE
14 Giugno 2023 - 06:30
Berlusconi e Cirio
Orfani di Silvio. Con sulle spalle la responsabilità di un partito come Forza Italia, che era carne e cuore del suo fondatore. Ma anche del suo unico condottiero. «Il nostro impegno deve essere quello di non disperdere l’eredità politica di Silvio Berlusconi. Dal consigliere di circoscrizione al ministro, passando per tutti quelli che considerano Forza Italia la vera casa dei moderati». Lo dice con la voce ancora rotta dall’emozione Alberto Cirio con la mente al passato e lo sguardo ad un futuro che comincia oggi. Senza mai pronunciare la parola successione il governatore del Piemonte ha ben chiaro che quel patrimonio va difeso con l’impegno. A cominciare, forse, da Antonio Tajani che molti considerano, se non l’erede, almeno il traghettatore del partito nell’ambito della coalizione di centrodestra. Ma ieri c’era ancora tanta commozione. E la mente era protesa a piazza Duomo dove Milano e l’Italia intera si preparano all’ultimo saluto all’amico, allo statista, al grande imprenditore.
Presidente, come ha saputo della morte del Cavaliere?
«Ero a Lesa con il ministro Matteo Salvini per l’inaugurazione di un nuovo presidio della Guardia Costiera sul Lago Maggiore. Era una giornata di festa, una giornata di sole. Tutto funzionava. Oltretutto, per sabato scorso, il presidente Berlusconi aveva organizzato un pranzo con i ministri. Quindi, da parte nostra, c’era una sensazione buona, di chi sapeva che era sì malato, ma era stato dimesso. Poi, ieri mattina, la morte del presidente è stata veramente un colpo: gli volevo e gli voglio bene. È una persona a cui sono affezionato, a cui sono e sarò sempre riconoscente».
Un fulmine a cielo sereno?
«Sì. Però Berlusconi ci ha insegnato tante cose, soprattutto a parlare al futuro, quindi, pur con il cuore pieno di dolore, sono determinato e convinto nel ricordarlo e nell’onorare la sua memoria attraverso un mio impegno sempre più ancorato ai suoi insegnamenti e valori».
Come vi siete conosciuti?
«Era il 1994 e l’ho conosciuto in occasione di un momento tristissimo per la mia Alba. C’era appena stata l’alluvione, io non ero ancora in politica. Ero un giovane studente che, con gli stivali ai piedi, insieme ad altri coetanei, stava cercando di spalare un po’ di fango. Silvio Berlusconi, che era presidente del Consiglio, venne ad Alba e rimasi colpito dal fatto che, prima ancora di incontrare le autorità, si fosse fermato a parlare con noi. Quella prima stretta di mano, forse, fu anche un po’ la scintilla che ha fatto sì che poi decidessi di impegnarmi in politica».
E l’ultima conversazione?
«Andai a trovarlo a fine marzo, per un pranzo. Prima di lasciare Arcore mi disse una cosa che, ancora oggi mi commuove: “Sai Alberto, stai facendo un gran lavoro e mi spiace solo che tu sia diventato presidente della Regione quando ero già vecchio, altrimenti avrei potuto aiutarti di più”. Oggi, questa frase assume ancora un significato maggiore. Trasformerò in forza il dolore, proprio come Berlusconi mi ha insegnato, per mettere in pratica le tante cose che mi ha trasmesso».
Chi sarà il suo erede?
«Berlusconi è Berlusconi. Pertanto, noi abbiamo il dovere di essere tutti un po’ suoi eredi, mettendo in pratica i suoi insegnamenti. La vera eredità di Berlusconi sta in due valori che io porto scolpiti anche nella mia azione quotidiana. Il primo è la libertà. Berlusconi era un campione di libertà. L’altro grande insegnamento, più pragmatico, riguarda l’unità del centrodestra. Berlusconi diceva: “Noi dobbiamo stare insieme innanzitutto perché abbiamo valori fondanti comuni”».
Potrebbe essere Antonio Tajani il “traghettatore” di Forza Italia nel futuro?
«Tajani sta lavorando bene ed è una grande persona. Il centrodestra ha uomini e donne di grande valore, ad iniziare dalla presidente Meloni. E poi, Matteo Salvini, Antonio Tajani, appunto. Ma queste saranno poi le riflessioni del futuro. La cosa importante, oggi, credo sia ricordare l’uomo e i suoi insegnamenti. I veri eredi di Berlusconi sono e saranno tutti coloro che, dal consigliere comunale al sindaco della più grande città d’Italia, cercano tutti i giorni cercano di mettere in pratica questi suoi insegnamenti».
Ci dicono che Marta Fascina abbia garantito al Cavaliere di farsi carico del progetto di Forza Italia. Un’alleata preziosa?
«Penso che Marta Fascina sia stata preziosa perché il presidente l’ha ricordata ogni giorno nei suoi discorsi, perché ha saputo stargli accanto nel momento più difficile. Adesso abbiamo davanti un dovere tutti: continuare a far vivere il presidente Berlusconi».
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