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IL BORGHESE

La storia di Aly,
eroe invisibile

Leggi il commento di Stefano Tamagnone

La storia di Aly,eroe invisibile

Vite nascoste, figure sfocate, ombre. Esistenze che si consumano ai margini di una città che corre con tutte le sue frenesie, dentro case di ringhiera che sembrano alveari per uomini e dentro inglobano un’infinità di storie ignote. Quella di Aly Ndao si sta lentamente svelando da ieri, quando il ragazzo scomparso nel Po di cui scriviamo da quattro giorni ha avuto, se non altro, un nome.

E’ Aly il giovane che una donna, sabato pomeriggio, ha visto annaspare nel Po mentre un gruppetto di ragazzi se la dava a gambe levate. E’ lui, che quel tuffo l’ha fatto per salvare proprio loro, che adesso stanno cercando tra Torino e Moncalieri con moto ad acqua, super droni capaci di rintracciare il segnale dei  cellulari e sommozzatori.

Le speranze di trovarlo vivo sono poche, praticamente nulle. E scorre un brivido nella schiena a pensare che possa aver barattato la vita per salvarne altre. Da moderno eroe che si lancia verso il pericolo come quel cavaliere che affrontò il drago a mani nude se è vero, come dicono i parenti, che non aveva mai imparato a nuotare.

I cugini, adesso, sperano nel miracolo. «Chissà - dice un pensionato a spasso con il cane mentre i gommoni dei vigili del fuoco continuano a perlustrare ogni cespuglio, ogni ansa del grande fiume - magari è riuscito a raggiungere l’altra sponda e ora si trova chissà dove». Ma neppure lui ci crede. E si commuove, quando sente i parenti che raccontano a un cronista che Aly era partito da solo dal suo paese, quando non aveva ancora compiuto 18 anni.

Il viaggio era cominciato da Louga, in Senegal, 80mila anime molto variabili, visto che la popolazione è fatta perlopiù di pastori nomadi. E poi era arrivato a Torino, due anni fa. Ospite di quei cugini che gli avevano dato un letto e un pasto caldo in corso Brescia. Di cosa vivesse, nessuno lo sa.

Qualcuno racconta che ad aiutarlo ci pensassero gli amici con delle collette. Un minore non accompagnato, che compiuti i 18 anni è finito sotto un’altra casella, quella che classifica gli immigrati irregolari. Una vita nascosta, sempre in fuga. Un’ombra che attraversato il deserto, il mare, la Spagna, l’Italia. Fino a Torino, Moncalieri. Al fiume.

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