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Il borghese
27 Giugno 2023 - 05:31
Corone di fiori, bandiere a mezz’asta. Lacrime, abbracci, roboanti annunci in Tv e sui giornali. «Mai più». «Serve un giro di vite». «Priorità sicurezza». «Basta stragi». Ogni tragedia sul lavoro - l’abbiamo imparato dalle Thyssen in avanti - ha i suoi volti, i suoi drammi. Ma anche le sue immancabili promesse da parte della politica di svolte imminenti che poi non arrivano mai e suonano come ulteriore schiaffo alle vittime. Traducendosi in una beffa per tutti, quando si scopre - come denuncia la Cgil - che il numero di ispettori tecnici chiamati a verificare il rispetto delle normative sulla sicurezza nel Torinese è del tutto insufficiente: appena tre controllori per oltre 200mila aziende.
Uno in meno di sei mesi fa, quando a protestare erano stati proprio gli ispettori. Che adesso sono pronti ad accogliere nuovi colleghi, visto che a luglio sono previsti una ottantina di ingressi. «Ma andranno ancora tutti formati», spiegano dal sindacato. E prima che i controlli entrino nel vivo ci vorranno parecchi mesi. Intanto, di lavoro si continua a morire. Nei primi sei mesi dell’anno, secondo il centro regionale di documentazione per la promozione della salute, le vittime in Piemonte sono già state 17. E gli infortuni si moltiplicano. «Nel confronto tra il 2021 e il 2022 sono passate da 41.225 a 54.055 (quasi il 31% in più)», denuncia la Cgil, che domani, alle 14, protesterà sotto il grattacielo della Regione. Si chiederanno controlli effettivi. E si parlerà di una trentina di esposti che verranno presenti oggi alle autorità competenti. Che hanno una funzione di denuncia, ma anche di prevenzione. Se mai qualcuno andrà a fare le verifiche e non finirà come accade per i divieti di circolazione delle auto più inquinanti. Che in città non potrebbero entrare, ma in assenza di posti di blocco girano liberamente. Solo che qui, in gioco, non ci sono soltanto i livelli di Pm10. Ma le vite di migliaia di lavoratori.
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