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IL BORGHESE
30 Giugno 2023 - 06:29
Spegniamo il telefonino
La stretta del ministro Salvini sui telefonini al volante mi ha fatto tornare in mente il mio primo portatile, a forma di banana con antennina rigida che ero costretto a portarmi dietro come un piccolo zaino. Altri tempi. A pensarci sembra passato un secolo da quando uno squillo al ristorante provocava irritazione in sala attirando su chi osava rispondere sguardi infastiditi che forse nascondevano un po’ di invidia.
Oggi il cellulare non è più un tabù o un oggetto da ostentare come quando la Motorola lanciò lo Startac nero e compatto al punto da diventare una sorta di status symbol che “scattava” anche solo per attirare l’attenzione. Ora il telefonino è quasi il prolungamento della nostra mano, il gestore dei nostri tempi, quello che scandisce appuntamenti, racchiude fotografie, appunti. E segreti. Dire che ne siamo schiavi, forse, è esagerato, ma certo è lui la cassaforte della nostra vita. E come tale è sempre lì tra le nostre dita, sul tavolo, o sul comodino da notte, rigorosamente sotto carica.
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Con tutte le conseguenze che ciò comporta, specie al volante. Quando un secondo di distrazione può valere una vita, la propria o quella altrui. Le cronache ci restituiscono storie drammatiche e la stretta del ministro non può che essere accolta con tutta l’attenzione che merita. Ma con la consapevolezza che non bastano le multe per quanto salate a risolvere una piaga come quella delle stragi sulle nostre strade.
La spinta ad essere prudenti è qualcosa che riguarda la coscienza di ciascuno di noi. Impariamo a riporlo quando saliamo in auto e magari anche quando siamo al ristorante con i nostri amici. Prendiamoci uno spazio nostro, senza social e senza chat. Gustiamoci un panorama oppure una conversazione in santa pace. Lui, l’alter ego virtuale, teniamolo in tasca. Farà riposare la sua batteria e magari salvaguarderà la nostra vita.
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