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IL BORGHESE

Racket, violenze
e specchi dorati

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Racket, violenzee specchi dorati

Racket, violenze e specchi dorati

Voglio raccontarvi una brutta favola che comincia all’inizio del secolo scorso quando un architetto istriano, Umberto Cuzzi, immaginò e poi realizzò un complesso edilizio di pregio tra Barriera e Madonna di Campagna, periferie ricche, allora, di attività e di commercio.

E finisce ai giorni nostri nel degrado e nell’abbandono in cui versano le case popolari subendo quel crimine maligno che sfocia nell’occupazione abusiva delle case. Quelle stesse belle case degne del centro della città che ai tempi commercianti, artigiani e piccoli imprenditori acquistarono per godersi tutte le comodità del caso, compresa una bella piscina, il verde curato e persino una delle prime palestre di Torino.

Ebbene, proprio qui, dove si incontrano corso Grosseto, via Sospello e via Chiesa della Salute ieri all’alba le forze dell’ordine sono andate a sgomberare 16 alloggi occupati tra le solite grida, lo sdegno di chi è stato costretto a far fagotto e di chi, anche solo a mezza bocca, lascia intendere di aver pagato moneta sonante per quelle quattro mura. Già perché c’è anche questo nel quartierino che conta 16 palazzine e oltre 600 alloggi: il racket.

Dietro il quale si è creato un nido criminale che spaventa la gente onesta, gli ex operai, i pensionati e gli immigrati che lavorano sodo i quali lamentano lo spregio e la tracotanza di costoro, a cominciare dai minori che giocano a fare i mafiosi. Quelli, per dare l’ultima pennellata al triste acquerello che negli alloggi strappati a chi ne avrebbe diritto, hanno profuso interi capitali, con specchiere d’oro, letti da film, mobili d’arte magari pacchiani ma costosissimi imitando, forse, lo sfarzo raccontato dalle fiction come Suburra.

Uno schiaffo alla miseria e anche a chi la legge dovrebbe farla rispettare e invece tollera che a Torino vi siano ancora oltre 200 case oc cupate. Dai rom, certamente. O almeno da chi è stato espulso dai campi di lungo Stura o dell’Arrivore. Ma anche dai malavitosi con le loro Mercedes e il ferro in saccoccia. Piccoli e feroci emuli dei Casamonica.

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