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IL BORGHESE

Il pugno duro comincia ora

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Il pugno duro comincia ora

Il pugno duro comincia ora

Può capitare in questo Paese spesso pieno di contraddizioni che, mentre il Governo applica il pugno duro contro le baby gang e i minori che commettono reati gravi come lo spaccio e la violenza, a Torino tre minorenni implicati della tragedia dei Murazzi costata una gravissima infermità ad uno studente di medicina colpito alla testa da una bicicletta, vengano condannati a pene esemplari. Altro che libertà e messa alla prova come chiedevano i loro difensori.

Pugno duro, nella speranza, come ha detto il papà dello studente ridotto praticamente a un vegetale, «questo serva almeno a fermare le baby gang». Al tribunale dei minori sembra svanire il buonismo deleterio di certi giudici  che amano l’applicazione facoltativa delle misure coercitive sui minorenni. Quasi ci fosse già un allineamento al cambio di passo del governo. Cambiamo le regole, e ci voleva. Ma non possiamo semplicemente passare da un buffetto sulla guancia alla galera buttando magari la chiave.

La politica ha reagito d’istinto e bene ha fatto a metterci la faccia di fronte alla gravità di tanti episodi criminosi, ma ora deve indicare azioni più ampie e strategiche. L’emergenza baby gang è nazionale. I problemi delle periferie abbandonate non sono solo retaggio di centri come Caivano o Napoli. Le baby gang ci sono anche qui e hanno già mostrato la loro pericolosità con episodi gravi ove sono comparsi pistole e coltelli.

L’abusato perdonismo che ha concesso ai minori un’impunità che ha aiutato le organizzazioni mafiose a far crescere le nuove leve va in cantina. E si volta pagina. Ma per ridare un futuro ai giovani il governo deve saper creare una sinergia tra chi deve far rispettare la legge con le famiglie, la scuola, le attività sportive. Il rigore si impone ma non basta. Quando si parla di aiutare le periferie ad uscire dal ghetto che le opprime, si deve superare il concetto delle due città che convivono, quella buona che lavora e rispetta le regole e quella cattiva dove perdersi per i giovani è fin troppo facile. Al degrado c’è un’alternativa.

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