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IL BORGHESE

Quando i migranti diventano un’arma

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Quando i migranti diventano un’arma

Quando i migranti diventano un’arma

Forse nelle segrete stanze del potere un piano organico per affrontare l’emergenza migranti esisterà pure. Ma a giudicare da quanto sta avvenendo in questi giorni a Lampedusa e soltanto ieri a Torino, l’impressione è che si navighi a vista. Perchè i migranti dopo essere stati accolti e rifocillati dopo gli sbarchi, devono essere collocati da qualche parte. Al sud come al nord in una geografia dell’accoglienza che è assolutamente insufficiente.

Come capita qui, nell’ex macello di via Traves, trasformato in dormitorio, dove gli arrivi si moltiplicano e dove era diretto anche il pullman che si è schiantato la notte scorsa a Fiano Romano causando la morte dei due autisti e il ferimento di 25 profughi. Peccato che tra pochi giorni il centro chiuda e sul futuro dei 230 ospiti (alla conta di ieri pomeriggio) non vi sia un piano. O almeno non venga reso noto.

Una caserma dismessa, un’altra struttura pubblica o privata inutilizzata? Se così fosse qualcuno si sarebbe accorto di lavori e di allestimenti per l’accoglienza. Invece alla domanda precisa “dove li ospiterete?”, non c’è risposta. Un po’ come a Roma si mormora di un nuovo decreto sicurezza e di un progetto per la difesa delle frontiere. Mormorii, o più semplicemente illazioni. Come quella che per fermare questa invasione si possa ricorrere alla marina militare. L’unica cosa certa, sostenuta da qualche dato, riguarda l’ondata di partenze dalla Tunisia che ha scaricato in appena 72 ore oltre 10mila profughi su Lampedusa e altri porti italiani.

Tanto da avvalorare la tesi di un piano dei trafficanti (che imbarcano a prezzi stracciati) sinergico ad una precisa strategia politica per mettere in difficoltà l’Italia. Quello, per intenderci, che gli analisti del Viminale definiscono un accerchiamento. Con sospetti pesanti sul premier tunisino Kais Saied nonostante gli aiuti per 600 milioni offerti dal nostro governo per frenare gli imbarchi verso l’Italia. Come se quella che noi consideriamo l’emergenza migranti, di fatto fosse una pedina da muovere sulla scacchiera delle potenze mondiali. Senza dimenticare la Russia e le sue brigate africane.

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