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IL BORGHESE
29 Ottobre 2023 - 06:30
Un sorriso che strazia il cuore
La madre morta, il padre in galera perché l’ha uccisa. Oppure morto anche lui, suicida dopo aver accoltellato o annientato a colpi di pistola la donna che aveva detto di amare. Figli rimasti orfani con un genitore in vita. Bambini e ragazzi condannati, senza possibilità di appello, a un’esistenza segnata dall’orrore e dagli incubi.
Questi “orfani speciali” (li chiamano così) sono le “altre” vittime del femminicidio. Per cui di “speciale” c’è solo il terribile intreccio fra solitudine, trauma, difficoltà economiche, mancanza di prospettive. Ed è a loro, alle due bambine di Annalisa D’Auria e a tutti gli altri piccoli che si sono trovati con l’esistenza spezzata dalla violenza di un genitore, che deve andare il primo pensiero di fronte all’immane tragedia che si è consumata ieri. Perché è vero che cinque anni fa, nei confronti degli “orfani speciali” si è fatto un importante passo avanti con una legge sui femminicidi che ha previsto supporti economici, psicologici e processuali.
Ma in Italia, si sa, la legge e la sua applicazione sovente viaggiano su binari paralleli che non si incontrano mai, se non nei giri di parole che solitamente vengono pronunciate in campagna elettorale. Per queste piccole vittime, lo Stato deve essere il primo custode. Ma loro, che in Italia si calcola siano più di duemila, si trovano troppo spesso completamente soli. Abbandonati a un dolore che non si può descrivere e non passa mai, con il vuoto che li divora, ad arrancare sperando di farcela, per poi rendersi conto che, senza un sostegno adeguato, non è possibile. Siamo tutti consapevoli che la morte, di per sè, sia qualcosa che ammutolisce.
E se a causare quella di una madre è stato papà, diventa qualcosa che lascia senza fiato, che prosciuga il lessico disponibile. E allora rompere il silenzio, parlare di questo che è un vero e proprio dramma sociale condannato per troppi anni all’oblio dei problemi di cui si può far finta di niente, diventa un dovere. Il primo, timido, passo per cercare di dare una speranza a quella bambina sorridente nella foto del compleanno in un vestitino rosa con il cerchietto da fata che, rivista oggi, strazia il cuore.
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