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IL BORGHESE
30 Novembre 2023 - 06:31
I tempi della mala e dei rampolli d‘oro tra delitti, rapimenti-lampo e nightclub
Quei colpi di pistola, sparati per mettere in fuga tre banditi che erano entrati nel parco della villa, fanno tornare la memoria al 1979, in una Torino che per molti versi era diversa da quella che stiamo vivendo oggi. Già perché a impugnare quell’arma per difendere se stesso e la sua famiglia è stato Marco Gatta, erede del fondatore della Lancia che, proprio in quell’anno, fu rapito e poi rilasciato dopo il pagamento di un riscatto quasi miliardario. Così la memoria ci riporta a un’altra dimensione, in una città che pur attraversata dagli ultimi contraccolpi della furia terroristica, voleva vivere e divertirsi. C’erano locali frequentati fino all’alba, discoteche, piani bar.
E i giovani rampolli della Torino industriale e finanziaria sfrecciavano con Ferrari e Rolls Royce. Agnellini eleganti che la malavita del tempo inseguiva per trarne profitto. La droga, allora, non rendeva, la cocaina era roba da ricchi, l’hashish un diletto del dopo cena. Per evadere, bisognava avere i quattrini e la cupola che governa oggi il narcotraffico, tagliando i prezzi per fare sempre più proseliti, non esisteva ancora. O meglio, era l’epoca dei sequestri con la ’ndrangheta che la faceva da padrona e ingaggiava i cosiddetti canarini per individuare le vittime. Marco Gatta venne sequestrato all’uscita del polo club, insieme ad un amico. I banditi erano mascherati, ma quasi gentili: «Salite in macchina, su non fate storie» afferrando per le braccia i due poco più che ragazzi.
Finì bene, pare che il giovane abbia persino festeggiato il compleanno con i suoi carcerieri. E quell’avventura, come ricorda oggi Charlie Campagna, dopo la liberazione lo fece diventare una sorta di eroe. Non c’è da stupirsi: erano i tempi in cui la bella gioventù passava le sere all’Hennesy, al Lido di corso Moncalieri o al Whisky Notte dove arrivano a frotte persino i milanesi, per poi consumare la notte nei night. E in particolare al Chatam, dove Elvia, l’inossidabile proprietaria, era avvezza a nomi famosi e a bottiglie che rotolavano sulla pista dove si esibivano donne bellissime. Persino l’Avvocato, quando era in vena, ci faceva una capatina. Raccontare oggi coriandoli della vita di una Torino di bon vivant, nonostante l’etichetta di città-fabbrica, tuttavia non deve far dimenticare che qui sopportammo gli omicidi e le violenze dei fratelli Miano, gli scontri a fuoco per conquistare interi quartieri, senza contare i sequestri di persona.
Marco Gatta è un esempio, ma - si mormorava ai tempi nei giornali - altri subirono la stessa sorte, ma non se ne seppe nulla. Erano i rapimenti lampo che si consumavano in una notte, o poco più. Tornando ad oggi, viviamo un’altra delinquenza, meno professionale - come direbbe un criminologo - ma altrettanto pericolosa per chi ha un nome conosciuto come i calciatori o grandi patrimoni alle spalle. Lo testimoniamo i furti in villa, le casseforti strappate ai muri che le custodivano, gli scippi a chi indossa un orologio costoso. La bella vita? Esisterà pure, ma è meno vistosa. Di Rolls non se ne vedono. Vanno a Milano, dove lo champagne bagna ancora costose moquette.
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