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IL BORGHESE

I terroristi Houthi ci rubano miliardi

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

I terroristi Houthi ci rubano miliardi

I terroristi Houthi ci rubano miliardi

Rischiamo di perdere fino a 130 miliardi di euro nel 2024 a causa della guerra ai terroristi del Mar Rosso e i conseguenti rincari dovuti ai rischi connssi alle importazioni e la perdita enormi dell’export. Prospettive tragiche iniziate tre mesi fa e che nei giorni scorsi abbiamo toccato con mano quando un drone bomba ha attaccato il nostro cacciatorpediniere Caio Duilo per affondarlo, prima di essere abbattuto dai nostri artiglieri.


Una tragedia evitata che però deve farci riflettere sul ruolo dell’Italia che, da oggi, è al comando dell’Operazione Aspides con il compito di proteggere le flotte mercantili dagli attacchi dei terroristi Houthi. Inutile negarlo, siamo nel mirino di questi assassini, anche se la presenza in quel tratto di mare è solo difensiva dei nostri interessi economici insieme a quelli delle nazioni amiche. Difensiva sul mare ma anche, e soprattutto, verso la nostra economia e il nostro portafoglio. Perché se nel lontano Yemen gli Houthi attaccano le navi cargo e le costringono a rotte molto più lunghe e complesse, costeggiando tutta l’Africa, ecco che immediatamente aumentano i prezzi nei negozi sotto casa.


Secondo Confartigianato, negli ultimi 3 mesi l’Italia ha perso 3,3 miliardi di euro per mancate o ritardate esportazioni e 5,5 miliardi per mancati approvvigionamenti. Una perdita totale di quasi 9 miliardi in appena novanta giorni. Ma non solo: la guerra ha triplicato il costo dei container per la circumnavigazione dell’Africa. Ma non solo: i cargo che fino a fine gennaio sarebbero arrivati nei porti di Gioia Tauro oppure di Genova ora si dirigono verso Rotterdam e altri porti del Nord Europa.
Ne consegue che i porti italiani registrano un calo del 20%. Con problemi maggiori per gli scali adriatici. E oltre il danno c’è pure la beffa: molte merci che normalmente sarebbero sbarcate in Italia ora vengono scaricate in Olanda o Germania, e lì caricate su treni o Tir per raggiungere l’Europa meridionale. Italia compresa. Con una prospettiva terribile: un’altra impennata dell’inflazione.

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