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IL BORGHESE
06 Aprile 2024 - 06:30
La nostra sanità ultima in Europa
Il Servizio Sanitario Nazionale tra quattro anni compirà mezzo secolo di vita. Ma non assomiglia affatto ad un cinquantenne vigoroso, anzi arranca come un vecchio, e si appoggia al bastone offerto dai privati che, non va dimenticato, offrono cure in cambio di denaro. Un valzer assurdo, quello della sanità, che ha scatenato la reazione di 13 scienziati con alla testa il professor Fausto Locatelli, presidente del consiglio Superiore dalla Sanità. Uno che tace, dicono quelli che lo conoscono bene e che, soprattutto, non ama schierarsi, specie in questi giorni di tensione tra Regioni, Governo e sindacati. Il rischio, se ancora non si è capito, è che se non si rimette al centro il timone della sanità pubblica, sparisca la gratuità delle cure. E non solo per gli indigenti.
«Oggi, dice Locatelli, si avverte già qualche scricchiolio» E il riferimento non è banale, visto quello che accade agli ultrasessantenni, che in un caso su quattro rinunciano alle cure che il Servizio Nazionale non riesce a garantire in tempi accettabili. I problemi li conosciamo e cominciano dalle liste di attesa (fino a un anno per una coronografia), per arrivare agli interventi più complessi, o alle cure per i tumori. Di qui il ricorso alle strutture convenzionati o ai privati dove un’operazione importante può costare anche 50mila euro. Troppo, per troppo pochi in grado di mettere mano così profondamente al portafoglio.
Dunque, l’appello al governo (che pure ha stanziato nel 2024 134 miliardi contro i 115 del pre pandemia) ma è costretto a offrire una mano tesa ai privati specie per arginare un’emergenza che dura da oltre un ventennio. Anni bui, in cui agli investimenti si sono preferiti i tagli, come il professor Monti e il suo governo insegnano. L’Italia, rispetto soltanto a Francia e Germania, è ai minimi storici come capacità di spesa per la sanità. E non da oggi. Ossia investe solo il 6,2% del Pil contro l’8% del resto d’Europa. In soldoni ai nostri (miseri?) 132 miliardi i francesi ne investono 271 e i tedeschi addirittura 423. Insomma siamo il fanalino di coda tra i grandi Paesi. E allora non stupiamoci se ci tocca pagare di tasca le cure.
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