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IL BORGHESE

Il Superbonus di Giorgia

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Il Superbonus di Giorgia

Il Superbonus di Giorgia

La notizia del “decreto primo maggio” voluto da Giorgia Meloni che domani finisce sul tavolo del Consiglio dei ministri, studiato ad hoc per favorire nuove assunzioni e che interesserà 380mila aziende in Italia, piomba sulla conferenza stampa che Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per lanciare la marcia del primo maggio a Torino. Verrebbe da dire innovazione fiscale e tradizione a confronto. Vecchi slogan per altro sempre attuali e una misura che dovrebbe davvero rilanciare l’occupazione con una sorta di superbonus per le nuove assunzioni. Un coup de theatre dei ministri dell’Economia e del Lavoro che, almeno qui a Torino, lascia a bocca aperta.

E Gianni Cortese (Uil), Domenico Lo Bianco (Cisl) e Gabriella Semeraro (Cgil) non hanno in fondo tutti torti, visto che quasi in contemporanea i ministri Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone stavano illustrando il decreto ai loro segretari nazionali. Comprensibile dunque lo sconcerto, o almeno la cautela. Forse anche perché il Governo sta andando in senso opposto a ciò che Stellantis e pure Iveco ci mostrano ogni giorno con cassa integrazione a palla e incentivi all’esodo dalla fabbrica e dagli uffici. Così quella che potrebbe anche essere un’alternativa vera alla deindustrializzazione, viene presa con le pinze. E derubricata solo a “una buona notizia” tutta da verificare. Così piovono le domande: quante persone verranno avviate al lavoro? Quali fondi sosterranno la campagna? Si tratta di una manovra strutturale o di un incentivo spot? Se Giorgia Meloni voleva fare una mossa a sorpresa c’è riuscita in pieno.

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Ma almeno una risposta arriva: «Le misure in grado di incentivare le assunzioni sono sempre importanti». E così sia. Per capire riassumiamo quello che è il motore di questo “superbonus” riservato agli imprenditori virtuosi a cui viene data la possibilità di detrarre una quota del costo del lavoro pari al 120 per cento. Che sale al 130 per cento per chi assumerà a tempo indeterminato giovani, donne e soggetti che hanno usufruito del reddito di cittadinanza. E con 80mila disoccupati qualunque c’è poco da storcere il naso.

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