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IL BORGHESE
09 Giugno 2024 - 06:30
Torino immagina il cambiamento
La bestia grama in queste elezioni si chiama assenteismo. Lo sappiamo tutti, lo sanno i leader dei partiti che, almeno sull’appello al voto, hanno marciato uniti. Perché, dicono esperti osservatori, si è parlato poco di questioni europee e il dibattito si è concentrato sull’asse politico destra/sinistra con la Meloni in testa e la Schlein a inseguirla come se fossero impegnate in una corsa campestre. Giorgia cerca la conferma di quel 44% che ha raggiunto 20 mesi fa, Elly non vuole farsi risucchiare da Conte. E l’Europa? Ammettiamolo, è lontana per molti, forse per troppi.
E probabilmente non bastano, per spingere gli elettori all’urna, le esortazioni sulla necessità di una politica estera efficiente, dell’esercito unico per la sicurezza dei Paesi membri in questo clima di guerra, degli approvvigionamenti di energia e materie prime, della competitività delle nostre imprese, dell’ambiente e dei flussi migratori. Staremo a vedere con l’occhio alle percentuali: nel 2019 l’affluenza italiana fu del 54,5% (meglio della media europea ferma al 51%. Ma di percentuali non si vive, e saranno le urne a dare il responso.
In questo contesto c’è chi afferma tornando alle vicende di casa nostra, che Torino e il Piemonte dove si vota per la presidenza della Regione ma anche per 799 comuni tra cui tre capoluoghi di provincia (Biella, Vercelli e Verbania) potrebbero riservare sorprese. E non tanto per l’affluenza che potrebbe essere più consistente di altre zone del Paese proprio per l’importanza della competizione regionale, quanto per le opportunità che la riconferma di Alberto Cirio potrebbe offrire aprendo la via verso la conquista del fortino di Asterix, ossia di quella Torino rossa che nel passato, tranne la parentesi 5 Stelle con Chiara Appendino sindaca, è sempre stata ostaggio della sinistra. E in particolare del Partito democratico che ha esercitato il potere con i suoi sindaci e i loro apparti per decenni e che ora è in crisi di identità, piegato da contrasti interni che hanno fatto fallire anche le primarie, dal naufragio del campo largo dopo inutili tentatici di un’ alleanza strategica con il partito di Conte e, infine dall’inchiesta della Dea che ha svelato le trame della corrente di Sasà Gallo, (ex socialista) per controllare la vita e le azioni del partito. In ogni caso, e qualunque sia il risultato del voto e soprattutto dalle indicazioni che discendono dalle previsioni dei sondaggisti, questa domenica che apre i seggi alle 7 in punto segnerà un nuovo capitolo nella vita politica non solo del Piemonte. Ma anche diTorino e del suo circondario. Con in prospettiva una resa dei conti che i più attenti proiettano anche sulla Fondazione Crt, le cui recentissime vicende giudiziarie hanno inferto un altro vulnus nella storia della nostra città.
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