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IL BORGHESE
22 Giugno 2024 - 06:30
Torino e i suoi 40 giorni da pecora
Forse la quaresima di Torino è finita. ma non possiamo dimenticare la violenza di cui la città è stata ostaggio per 40 lunghissimi giorni, con le tre università occupate se mettiamo in fila Palazzo Nuovo, il Dipartimento di fisica di via Giuria e il Politecnico, attaccati in massa non da studenti (sempre ammettendo che ce ne fossero), ma da quella ciurma di antagonisti e quel che resta delle briciole dei centri sociali. Luoghi di studio, anche celebrati a livello internazionali, trasformati in accampamenti con improvvisati Imam con le loro improvvisate preghiere, le bandiere della Palestina al vento e - concedetemelo - docenti fuori di testa. I risultati sono lì, nel centro di Torino, in via Po, via Sant’Ottavio, corso Duca degli Abruzzi e via via nelle strade che i commandos hanno attraversato sporcando muri, vetrine delle banche, monumenti e palazzi con le loro scritte contro la polizia e contro Israele. Basta camminare in questa Torino insozzata per capire che le autorità, specie quelle che governano i nostri Atenei, hanno chinato il capo e abbozzato con incomprensibile debolezza. Tutto mentre gli studenti, quelli veri, chiedevano di poter studiare e laurearsi nelle aule occupate. Ieri, per tornare alla cronaca più recente, la vergogna potrebbe essere finita. Ci resta Palazzo Nuovo con le scale verniciate di rosso simulando la bandiera dei Pro Palestina, i carrelli della spesa rovesciati e pieni di immondizia, le aule devastate, i cessi impraticabili, gli arredi rovinati e da sostituire. Come c’è da ridipingere la facciata del Rettorato di via Po e i portici dove, insieme alla vergogna delle scritte e del nero sparato con le bombolette sui muri, oggi registriamo anche la paura che diventa omertà tra chi, come i commercianti, ha subito i danni più gravi. E visto scomparire i turisti e la gente che spesso si concede una passeggiata sotto i portici. Perché far sopportare tutto ciò alla città? Perché frugare ancora nele tasche vuote dei cittadini con altre spese per sanare il disastro? Gli Okkupanti, metto la kappa con convinzione, promettono di tornare. Mi auguro che questa volta Torino impari ad accoglierli.
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