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IL BORGHESE
02 Luglio 2024 - 06:30
Da sinistra: Giancarlo Giorgetti, Anna Maria Poggi e Fabrizio Palenzona
Sulla sorte della Fondazione Crt, dopo 70 giorni roventi tra congiure, indagini della magistratura (quella torinese e quella romana ancora silente), dimissioni e la nomina di una nuova Presidente, la giurista ciellina Anna Maria Poggi, il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti, raccontano fonti autorevoli, è indeciso. Soprattutto, nella sua ben nota prudenza, sarebbe spaventato dal dover prendere una decisione oggi con il rischio che proprio le indagini della magistratura scoperchino una situazione ben più grave di quella che una semplice verifica amministrativa potrebbe produrre.
Forse è per sgombrare il campo dai dubbi e dalla troppa prudenza che la Poggi ha chiesto (e ottenuto) un incontro con i vertici del Mef e, presumibilmente anche con il ministro al quale vorrebbe illustrare la propria strategia per ridare credibilità all’ente dopo la notte dei lunghi coltelli (il 29 aprile scorso) che ha portato alle dimissioni dell’allora presidente Fabrizio Palenzona, seguite di poche ore alla cacciata del segretario Andrea Varese, e via via al blitz dei consiglieri che si sono spartiti le nomine nelle partecipate. La presidente Poggi, a dire il vero ha avviato un’operazione di audit interna,” consigliato” le dimissioni dagli incarichi dei “congiurati” Caterina Bima, Antonello Monti, Davide Canavesio e Anna Maria Di Mascio) da Equiter, Ogr e Ream, ma - nonostante la ripresa delle attività - non può negare di soffrire per quel “patto occulto” che voleva governare la Fondazione e indirizzarne le attività.
Basterà il nuovo corso ad eliminare il rischio del commissariamento che potrebbe infliggere alla Fondazione, ma anche alla città di Torino, un ferita sanguinosa? La risposta a questa domanda forse è già scritta , ma non trapela nulla di ufficiale. Perchè il direttore generale del Tesoro, Marcello Sala e il responsabile dell’ufficio di vigilanza del Mef Vincenzo Meola, hanno raccolto le carte, ascoltato gli ispettori sul sospetto che si sia esercitata un’interferenza illecita in assemblea, attraverso la quale sarebbero maturate nomine sia in seno al Consiglio di indirizzo (la scelta nelle terne che ha portato all’ingresso di 9 presunti “pattisti”), sia all’interno delle partecipate. Un contesto nel quale chi può escludere che agli attuali indagati – un consigliere di amministrazione, 6 consiglieri di indirizzo (due hanno rassegnato le dimissioni) e un ex consigliere, Corrado Bonadeo, considerato la “mente” del patto – se ne possano aggiungere altri nel prosieguo dell’inchiesta? Interrogativi che scivoleranno necessariamente sulla scrivania del ministro Giorgetti a cui - come è noto - spetta una decisione che non è solo tecnica, ma politica. E presumibilmente l’esponente leghista avrà già subito pressioni.
Sia nell’ambito del centro destra (da parte degli stessi leghisti e da Fratelli d’Italia) sia dal potente banchiere Giuseppe Guzzetti che non ama certo le intromissioni sulle sue creature che sono proprio le fondazioni bancarie. E che certo non spasima per il trombato Palenzona. Insomma la Crt naviga in una palude. E per questa serie di ragioni, non è detto che la missione romana della presidente Poggi concluda la vicenda con una risoluzione “amichevole”, che poi sarebbero una serie di prescrizioni e di indicazioni con cui operare sotto la lente attenta del ministero.
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