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Cairo e i conti in rosso

Povero Toro! In tutti i sensi

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Povero Toro! In tutti i sensi

Povero Toro! In tutti i sensi

Un anno fa, proprio di questi giorni, si disse che Urbano Cairo stava trattando per vendere il Toro. Il compratore sarebbe stato un misterioso Fondo d’investimento americano. Trattativa da 200 milioni o giù di lì. Si rivelò una balla, o per dirla con eleganza una fake news. In realtà Urbano era a New York per fatti suoi, e il fondo, se esiste, del Toro non avrebbe saputo che farsene. Resta il fatto che, balle a parte, questa resta l’unica voce relativa a una trattativa per la cessione della mia squadra del cuore. Già perché Cairo non vuole vendere. E forse perché il piccolo erede del Cavaliere Berlusconi, ha cominciato a essere famoso proprio in quegli anni (si era nel 2005) in cui il Toro dei Campionissimi rischiava di finire a ramengo, se non fosse stato per un gruppo di fedelissimi granata capitanati dall’avvocato Pierluigi Marengo (li chiamarono “i lodisti) che cedettero a Cairo le loro quote. Esattamente il 100% per 10mila euro, dividendosi 625 euro a testa). Cairo salvatore della Patria, applausi e ringraziamenti pubblici dell’allora sindaco Chiamparino. Fu l’inizio, anche se lui negherà fino alla morte, della sua scalata. Da piccolo, a medio, fino a grande imprenditore. La tv (anche La7 l’ebbe con poco o niente), poi il Corriere della Sera e il resto dell’impero. Cairo compra con i soldi degli altri e sa sfruttare le difficoltà altrui. Peccato che poi non abbia il cuore di saltare l’ostacolo della convenienza. Con il Toro ci ha fatti galleggiare, per 19 anni e oltre, senza un trofeo. E oggi che i tifosi gli chiedono (in 10mila!) di andarsene, schiva per timore lo stadio dove il Toro vince sull’Atalanta e dice di aver già messo di suo 72 milioni nei conti della società, aggiungendo che non è babbo Natale. No, non lo è. E’ un commerciante che fa cassa sui calciatori che gli allenatori fanno crescere. Ricordo tra i tanti capitan Glick (10 milioni), Maksimovic (27 milioni), Darmian (19), poi Zappacosta (28). Fino a Bremer (ceduto alla Juve per 49) e oggi Buongiorno (al Napoli per 35) e Bellanova (all’Atalanta per 25). Abile anche se spietato verso i tifosi? Forse. Ma i bilanci raccontano un’altra storia, quella dei bilanci in rosso e di un braccino corto che condiziona (per continuare a galleggiare) il presente e il futuro di un club che merita di più di un ragioniere.

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