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IL BORGHESE
30 Agosto 2024 - 05:50
È a Ivrea la Procura più disarmata d’Italia
A Ivrea la giustizia alza le mani, sotterrata letteralmente da ogni tipologia di reato, con pochi magistrati, la metà degli impiegati a cui avrebbe diritto e, poiché piove sempre sul bagnato, un terzo degli agenti di polizia giudiziaria che dovrebbero affiancare le indagini. In sospeso, o giù di lì ci sono 11mila pratiche, dal furto all’omicidio, passando per stragi come quella di Brandizzo, infortuni, incidenti stradali, truffe. E ogni anno almeno 10mila di queste finiscono negli armadi dei “fascicoli contro ignoti”. Qui - si sfoga Gabriella Viglione, procuratore capo del fortino più disarmato d’Italia -, almeno un terzo dei cittadini rischia di non avere giustizia su un danno patito. Peggio di ogni altra parte d’Italia. E se è così - aggiunge - «allora tanto vale che il ministero della Giustizia ci chiuda e affidi tutto a Torino».
Già, il ministero, quello che non ha occhi per vedere e orecchie per sentire ma che, anni fa, ha raddoppiato il territorio di competenza della Procura che oggi copre (si fa per dire) da Ivrea fino a Torino nord, compresi Caselle, Settimo e Venaria, con una popolazione complessiva di oltre 500mila persone. Di fatto il territorio più ambito dai criminali come disse con grande preoccupazione la Procuratrice Generale di Torino Sabrina Noce all’inaugurazione dell’anno giudiziario, dopo aver ascoltato alcune intercettazioni in cui «i banditi si consigliavano tra loro di agire proprio a Ivrea perché è abbandonata a se stessa». Parole al vento, pure le sue. Roma, ammesso che ascolti cosa dicono i suoi magistrati eminenti, tace e non fa nulla. Eppure sul tavolo di qualcuno le lettere, e aggiungerei le suppliche di quella santa donna della Viglione, qualcuno le avrà pur ricevute. E, immagino, archiviate nei cassetti polverosi della vergogna. Ma allora che senso ha, oggi, parlare di aumento degli organici, di nuovi magistrati, di tecnologie e addirittura di intelligenza artificiale se laggiù nella capitale si consente la cancrena che viviamo a due passi da Torino?
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