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IL BORGHESE

E riportarlo al Valentino?

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

E riportarlo al Valentino?

E riportarlo al Valentino?

Chi ricorda la querelle sulle Olimpiadi invernali che Torino rifiutò quasi con sdegno e che Milano e Cortina si sono affrettate a sgraffignare, sa già dove voglio andare a parare con il futuro del Salone dell’automobile. Non dobbiamo perderlo! Eppure in rapida successione, subito dopo lo sfortunato incidente della Lancia Rally 037 finita sulla folla con feriti e contusi, si è cominciato a parlare dello sfregio a piazza San Carlo e alla sua aulica vocazione come se esporre le auto prodotte in mezzo mondo, Cina compresa, infastidisse l’impavido e bronzeo Emanuele Filiberto con il rombo dei motori di tanti bolidi molti dei quali sono nati proprio qui, tra Borgo San Paolo e Mirafiori.

Al grido di «basta rally in centro» si è accesa anche la nostra politica dormiente capitanata dai 5 Stelle che quel salone lo avrebbero visto bene solo se «cancellato dalla grandine». Eppure, fatte salve le responsabilità che dovranno essere accertate e una certa faciloneria da parte delle autorità che dovrebbero prendere sul serio la protezione degli spettatori, quel salone lo abbiamo salutato come il ritorno del figliol prodigo dopo la cacciata grillina di 5 anni fa dal parco del Valentino. E ci siamo ristorati all’idea che Torino, tra piazza Carlo Felice, via Roma, piazza San Carlo e piazzetta Reale potesse far accorrere quasi 500mila persone.

Per i nostalgici delle tute blu quasi un ritorno ai fasti di una Torino Capitale in tempi di vacche magre come questi. Se ci ragioniamo la nostra città annovera due eventi che non si dovrebbero perdere: il Salone del Libro e quello dell’Auto che, tra parentesi, i lombardi hanno già provato a scipparci anni fa. E allora, come suggerisce qualcuno di buon senso, perché non tornare al Valentino per le parate rombanti e “invadere” il centro aulico solo con gli stand delle Case automobilistiche che si mettono in mostra solo per vendere? Gli appassionati applaudirebbero comunque e gli esercenti che hanno fatto affari d’oro, pure.

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