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IL BORGHESE

Se non paghi non ti curano

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Se non paghi non ti curano

Se non paghi non ti curano

Cup, Centro Unificato Prenotazioni. Per capire come funzioni, bisogna avere bisogno di una visita urgente, o di un esame qualunque, se no facciamo solo chiacchiere inutili. C’è il numero verde 800.000.500 operativo dalle ore 08.00 alle ore 20.00 (dal lunedì alla domenica compresa) e c’è una casella di posta: assistenza.cupregionale@aslcittaditorino.it. Ma l’Asl non c’entra, il servizio è stato esternalizzato ed è operativo su tutto il Piemonte. Con 250 operatori tra Torino e Novara. Sembra perfetto, peccato che non funzioni. Per carità al telefono le solerti fanciulle rispondono, ma poi la prenotazione si inceppa quando il paziente richiede, ad esempio, una visita oculistica per la misurazione del “campo visivo”. Passano i minuti poi il responso del sistema è traumatizzante: non c’è disponibilità. Ne oggi, ne in futuro. Idem dicasi per una visita dermatologica: il sistema nega la possibilità nel pubblico e anche nelle strutture convenzionate da mesi. Soluzione? Pagando. Mio suocero l’ha ottenuta in una settimana, al Gradenigo.

Stesse peripezie per un esame diagnostico (ecodoppler) sugli arti inferiori e i sovraortici richiesti dal cardiologo. Le centralinista interroga il sistema che canta la solita canzone: non c’è posto. Anche qui si risolve tutto pagando. La tariffa è di 160 euro al Cdc di via Cernaia. Tempo di attesa? Due giorni. Viene da chiedersi se ci sono problemi di software. Forse, dicono a mezza bocca i dipendenti. Ma è il servizio che non c’è, compresa l’inutilità di tenere aperto il Cup la domenica, visto che nel fine settimana gli ospedali non inseriscono i posti disponibili. Il combinato disposto fotografa un disagio folle, specie per chi, alla fine non può mettere mano al portafoglio. E così questa che si combatte al Cup è una guerra tra poveri, che accomuna pazienti e centralinisti. I primi restano senza cure, i secondi si sentono inutili e sfruttati. Chiedersi se cambiare la musica sia così difficile, ci pare lecito. Ma resta la madre dei problemi: in sanità mancano medici.

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