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IL BORGHESE
25 Settembre 2024 - 05:50
L’università del lavoro
Entrando nella Piazza dei Mestieri, nel cuore del quartiere San Donato, dove migliaia di giovani scoprono di avere talenti che ignoravano, si respira l’aria di un cantiere in continua evoluzione. Dove i mattoni sono i giovani, il cemento la scoperta delle professioni utili, il cuore la filosofia dei suoi fondatori. Non è poesia, la mia, ma analisi della realtà. Qui si incontrano, strano a dirsi di questi tempi, un sacco di problemi risolti. Quelli che riguardano la dispersione scolastica, il fenomeno drammatico dei Need ossia dei giovani che non studiano e non lavorano e quelli delle imprese che vorrebbero assumere nuovi talenti ma non trovano personale qualificato. Qui c’è la scuola delle professioni, si produce birra eccellente, cioccolato di pregio, si impara a cucinare, e si entra nel mondo dell’informatica con la stessa scioltezza con cui si studia da parrucchieri. L’arte di mezzo che rompe l’abulia e proietta nel lavoro.
Il sogno realizzato di Dario Odifreddi e Cristiana Poggio che vent’anni fa, in via Durandi 13 hanno inventato l’università del lavoro manuale ridando vita ad un edificio dismesso che avrebbe potuto diventare uno dei tanti, troppi ruderi della città. E che invece è fonte di vita. Un progetto vincente che oggi tra Torino, Milano e Catania forma circa undicimila giovani ogni anno spingendoli a scoprire le loro vocazioni e a coltivarle. Un presidio che rompe la fragilità dell’istruzione intermedia e ne disegna un modello, come accade in molti paesi europei. Dunque una grande risorsa per il territorio che ha bisogno come non mai di lavoratori qualificati. Quelli, per intenderci che sono indispensabili per conservare vecchie tradizioni artigiane e commerciali. E questo fa Piazza dei Mestieri sperimentando con il suo esercito di giovani italiani e stranieri una nuova filosofia di studio e di lavoro.
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