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IL BORGHESE

Duemila medici vanno all’estero

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Duemila medici vanno all’estero

Duemila medici vanno all’estero

Se paghiamo un giovane medico che si sta specializzando 1.650 euro al mese, non stupiamoci poi se ogni anno circa 2mila camici bianchi fanno fagotto e migrano verso altri lidi. L’Italia sparagnina anche in sanità paga poco e chiede forse troppo ai Barnard di domani. E lo dimostra il fatto che gli stipendi dei nostri medici sono tra i più bassi dei Paesi Ocse. Di qui la necessità di fermare la grande fuga che comincia addirittura dalle immatricolazioni visto che quest’anno su 15.256 contratti di specializzazione messi a bando si è arrivati addirittura all’82 per cento di posti deserti in radioterapia o addirittura  del 90% per microbiologi e virologi.

Dati che scendono al 70% per medicina di emergenza e al 50%per chirurgia generale o toracica. Meglio va in altre specialità (tipo pediatria) ma anche qui non si supera il 25% dei laureati in medicina disponibili. Insomma la nostra sanità soffre di un’emorragia pericolosa che, a rifletterci, smentisce chi attribuiva tutte le colpe della mancanza di medici al numero chiuso delle facoltà. Che ieri il Senato ha cancellato. Serve un cambio di passo aprendo il portafoglio dello Stato e garantendo turni regolari e sicurezza al pronto soccorso e in corsia. Il Ministero della Salute sta studiando un aumento del 5% per tutti contratti di specializzazione che tuttavia equivale a meno di 100 euro mensili. Troppo poco per tamponare la ferita specie verso le specializzazioni meno ambite.

Di qui la possibilità che si intervenga sulla fiscalità (oggi al 43%) e sulla parte variabile del contratto che vale circa mille euro con aumenti dal 50 all’80%. Il che porterebbe lo stipendio netto a sfiorare i 2mila euro. Basteranno? Certo che no, risponde l’Anaao. E getta sul piatto, in tono di sfida, quel miliardo e 700 milioni spesi (o sprecati?) per i medici gettonisti, che finiscono per mettere l’accento sugli errori di programmazione che da decenni svuotano le corsie.

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