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IL BORGHESE

Il ricatto Stellantis
cassa o incentivi

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Il ricatto Stellantiscassa o incentivi

Il ricatto Stellantis cassa o incentivi

Sembra incredibile ma a Mirafiori sembra che renda di più smontare parti di auto, un po’ come fanno gli sfasciacarrozze, che costruire nuovi modelli. In percentuale, ovviamente, se si guarda ai bilanci, ma non possiamo non notare come l’ Hub dell’economia circolare abbia avuto successo, mentre langue - per fare un esempio assai noto a tutti - la 500 elettrica. E ce lo dicono i numeri di questo comparto dove lavorano una minima parte dei 13mila dipendenti di Mirafiori: 10mila cambi e motori rigenerati, oltre un milione di componenti, scocche comprese rimesse in circolo. Può sembrare antitetico rispetto alla filosofia del costruire, ma è così. E in realtà si tratta di uno degli aspetti più singolari di questo anno orribile per l’automotive che mostra, proprio sotto Natale, i denti più aguzzi. Mirafiori si ferma fino all’inizio del 2025. E non solo per le ferie invernali fissate per il 18 dicembre, ma addirittura dal prossimo lunedì.

Sotto l’albero c’è la cassa integrazione che Stellantis utilizza un po’ per necessità e un po’ per forzare la mano al governo. Come dire che la Premier Meloni e il ministro Urso devono scegliere: o gli incentivi, quelli pesanti ovviamente, a cui già l’Avvocato ci aveva abituati ai bei tempi d’oro in cui lo Stato faceva da finanziatore della Real Casa, o la cassa integrazione, rifinanziando il fondo che la sostiene per il 2025, l’anno della transizione verso un nuovo modello di 500 ibrida. In parole povere Stellantis vuole quattrini, con una formula o con l’altra.

L’alternativa è facile da immaginare: una riduzione drastica della forza lavoro come sta già accadendo e nel Regno Unito. Uno schiaffo alla nostra storia industriale che innesta un pesante disagio sociale. Serve un piano straordinario per l’auto che coinvolta governo e istituzioni locali, ove Stellantis faccia il suo dovere, senza stendere soltanto la mano per chiedere l’elemosina.

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