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IL BORGHESE

La vita di Roberto povero e dignitoso

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

La vita di Roberto povero e dignitoso

La vita di Roberto povero e dignitoso

Roberto ha 54 anni, segno zodiacale capricorno, un’autentica passione per le bocce, una bicicletta che ha riverniciato di nero con una bomboletta, uno zaino capiente che non abbandona mai. Il telefonino non ce l’ha più e pure il portafoglio. Glieli hanno rubati mani più abili delle sue. È un nuovo povero che, fortunatamente usa come abitazione il garage che era già di suo padre e che, nonostante due pignoramenti, nessuno glielo ha ancora tolto. “Sopravvivo, dice, e sono già fortunato a cavarmela. Perché si sopravvive anche a perdere tutto”. Già, Roberto era capo reparto in una piccola azienda, studi modesti, ma intelligenza viva. Nella boita faceva il tornitore e comandava a bacchetta 11 operai. Poi il Covid prima e la crisi dell’auto poi gli hanno tagliato le gambe. La boita ha perso le commesse che prima erano puntuali e poi, mese dopo mese, specie nel 2023, sono diventate sempre più rare. Il titolare ha licenziato metà operai, poi via via gli altri. “Sono rimasto l’ultimo, con Giacomo ci conoscevano da trent’anni, e ci siamo abbracciati. Lui mi ha dato una busta e io ho chiuso la porta dell’officina per l’ultima volta. La chiave l’ho buttata in un cestino della carta straccia, piangendo”.

Il resto è una storia in discesa che si è portato via il camera e cucina dove viveva da una vita in Borgo San Paolo, la macchina, una Fiat 127 grigia, è finita da uno sfascia carrozze.” Ho cercato lavoro, ho bussato anche agli amici in altre boite, ma niente. Loro mi parlavano di macchine a controllo numerico, computer, cad cam. Non capivo, e chinavo la testa. Solo dopo mesi, consumati i risparmi, ho capito che ero diventato un barbone. E così ho pulito il garage, gettato via i ricordi e riverniciato la bici. Quello che vede è tutto il mio patrimonio. La società mi ha cancellato dall’elenco di chi è utile e va pagato. Io ormai sono inutile, ma fortunato perché non devo dormire in strada”.

Il resto l’ho capito a due passi dalla mensa dove arriva puntuale ad ogni mezzogiorno, mentre alla sera Roberto si accontenta di un cappuccino e brioche in un bar dove la Maria che di anni ne ha più di lui, si fa aiutare a fare la differenziata. Io vorrei fargli una foto, andare a fondo nella sua storia. Lui si schernisce e allontana con una mano il mio telefonino. “Per favore, glielo chiedo da amico, non mi faccia questo sgarbo. Sono in tanti, ancora a ricordarsi com’ero”.

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