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IL BORGHESE

Scioperi il venerdì
È ora di finirla!

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Scioperi il venerdìÈ ora di finirla!

Scioperi il venerdì È ora di finirla!

Sarà un venerdì nero. Forse addirittura il peggiore da quando si è svelata la strategia del “venerdì di sciopero”. Tutti o quasi dall’inizio dell’anno. Un condensato di disagi per il trasporto pubblico (tram, bus e metro), per i treni, gli aeroporti, i traghetti. L’Italia si paralizza per 24 ore (dalle ore 21 di ieri alle 21 di oggi) dopo che il Tar del Lazio ha restituito al mittente la precettazione del ministro Salvini che ordinata ai sindacati di ridurre l’astensione dal lavoro a sole 4 ore al fine di garantire la mobilità degli italiani a dieci giorni dal Natale. E a Torino va anche peggio visto che un corteo dei soliti noti (centri sociali, Pro Palestina, sigle vicine all’autonomia, ecc) ovviamente non autorizzato da Prefettura e Questura, finirà per bloccare il centro della città e i grandi corsi, con il rischio (sottolineato dalle autorità) che si verifichino scontri e danneggiamenti. Così i cittadini diventano delle povere e indifese pedine nelle mani di chi, come i sindacati, utilizzano il diritto di sciopero per manifestare contro il governo e lascia persino mano libera ai facinorosi che cercano lo scontro con le forze dell’ordine. Ma soprattutto si corre il rischio che certi richiami alla rivolta sociale, come quello espresso dal leader della Cgil Maurizio Landini, possano essere colti come un invito ad innalzare la tensione, proprio in un momento in cui occorrerebbe molto buon senso anche nell’uso delle parole. Fatto sta che nel penultimo venerdì prima del Natale, l’Italia finisce in una trappola che colpisce i più fragili, ossia pendolari, studenti, anziani oltre a chi, proprio in questi giorni, sta tentando di avvicinarsi alle famiglie lontane. A dirla tutta sembra venuta l’ora di aggiornare la normativa che regola lo strumento dello sciopero - costituzionalmente garantito - sia nell’interesse degli scioperanti e dei lavoratori, sia nell’interesse dei cittadini che, troppo spesso, ne subiscono solo le conseguenze.

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