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Il Borghese
19 Aprile 2025 - 05:50
Maltempo, emergenza finita. Lo recita il comunicato (poi rettificato) diffuso nel primo pomeriggio di ieri dalla Prefettura di Torino, dopo una giornata tesa a contare i danni, verificare la stabilità delle strutture, riaprire ponti, parchi e strade, con la piena del Po che è passata «senza particolari problemi». Ma non è certo finita per le centinaia di persone che stanno dormendo nelle palestre, nelle scuole, a casa di amici e parenti. Perché le loro, di case, sono state devastate dalla furia dell’acqua, come accaduto a Monteu da Po (a proposito: qui il prefetto non s’è visto), dove un semplice rigagnolo si è trasformato in una alluvione di acqua e fango. E sfollati ci sono anche nei paesi vicini. E quando si tornerà nelle abitazioni, per quanto si cercherà di riparare i danni, mancheranno molte cose, non soltanto materiali. Chi risarcirà questi danni?
In Regione hanno cominciato a stanziare i primi milioni di euro, ma il conto sarà di ben più ampia portata. Fino alla prossima volta. Perché fino a prova contraria qui non riusciamo a contenere l’emergenza se non diramando delle allerte o chiudendo ponti e strade. Si tratta di limitare i danni al minimo, a una dimensione accettabile. Ma vallo a spiegare a chi ha perso quasi tutto...
In ogni caso, qualsiasi stanziamento serve a riparare i danni del momento, ma in certi casi è impossibile ripristinare lo stato delle cose. Lo si vede in quelle vallate, sulle montagne dove le frane hanno spazzato via gli alberi o compromesso degli equilibri.
Rimuovere le macerie non ripristina la montagna ferita. Rimuovere i tronchi abbattuti non significa ripulire i corsi d’acqua, che accumulano detriti sul fondo, sul loro letto, togliendo livello per l’acqua. E, al prossimo ingrossamento, il limite di guardia sarà sempre più vicino. No, l’emergenza non è mai finita.
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