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Il Borghese

Salone del Libro: dall'Ungheria alla newco (con Elkann), ecco tutti i piani per il Lingotto

GL Invest adesso si propone alla Camera di Commercio. Decine di milioni di euro per comprare il centro congressi

Salone del Libro: dall'Ungheria alla newco (con Elkann), ecco tutti i piani per il Lingotto

Il Salone del Libro conferma il suo successo. Ma a onore del vero, ogni avvenimento ospitato al Lingotto ha il suo bel successo. Dunque, investire nel centro congressi potrebbe essere un business sensato. Ma si cade sul peccato originale, da molti anni a questa parte: Torino non è proprietaria del suo centro congressi. E i proprietari attuali restano sospesi fra i due scenari: vendere o ristrutturare l’obsoleta struttura, in società con gli enti pubblici?

A GL Events, società francese proprietaria del Lingotto, il dilemma se lo pongono fin da quando hanno mandato qui a Torino, come amministratore delegato, Gabor Ganczer. L’obiettivo per il manager era di risollevare i bilanci - missione anche riuscita, per carità, con un 2024 chiuso a 14,7 milioni di euro -, ma passando attraverso la valorizzazione dell’asset immobiliare, perché la struttura ha dei costi notevoli di mantenimento - nei mesi scorsi, ci sono voluti 2 milioni di euro solo per le riparazioni di ordinaria amministrazione -, che significa vendita o partnership.

La questione della vendita, possibilmente a enti pubblici, è annosa: il presidente della Regione Alberto Cirio non ha mai nascosto il suo interesse al possibile investimento, ma c’è una notevole distanza fra i 10 o 20 milioni (coinvolgendo altri partner) che la Regione potrebbe mettere sul piatto e i 40 chiesti dai francesi di GL. Il Comune, per parte sua, al di là di una interlocuzione di Ganczer anche con il sindaco Stefano Lo Russo, non può correre da solo in questa gara. Adesso il nuovo soggetto interessato potrebbe essere la Camera di Commercio - che sta però rinnovando i suoi vertici, quindi occorre attendere almeno la nuova governance -, ma sempre a condizione di trovare i partner giusti.

In GL Events Italia si è tentato di coinvolgere, da quanto ci risulta, anche la Exor di John Elkann: ma la holding del nipote dell’Avvocato ha anche levato i suoi uffici dal Lingotto. Certo, Elkann sta mostrando un rinnovato interesse per la città. Ma fino a questo punto?

Il segreto neppure tanto taciuto è quello di una newco, misto di soggetti pubblici e privati, che rilevi il Lingotto o che si associ a GL Events per ricostruirlo, secondo il “modello ungherese” caro, non a caso, a Ganczer. A Budapest, infatti, GL gestisce Hungexpo, una struttura acquisita una ventina d’anni fa e trasformata, anche con investimenti pubblici, in una fiorente attività espositiva che ha attirato anche alcune produzioni di Hollywood. Un modello che al Lingotto, adesso, ritengono vincente e replicabile. Ma per passare al Lingotto alla modernità di un Hungexpo, o alla grandiosità del quartiere fieristico che a Parigi ospita (ed Elkann lo conosce bene) il Mondial de l’Auto, servono sempre quei famosi 40 milioni di euro. E anche un piano B: poiché lavori di questo genere non si concludono in poche settimane, che ne facciamo del Salone 2026 e degli altri appuntamenti? Al di là di alcuni che possono essere ospitati nel solo Oval?

Una risposta arriva dal recupero di Torino Esposizioni e in particolare della struttura che dovrà ospitare la nuova biblioteca centrale. Che, nei render diffusi tempo fa, aveva il logo “Salone del Libro” in bella mostra sulla facciata. Solo coincidenze?

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