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Il Borghese
17 Luglio 2025 - 05:50
La giustizia? In Piemonte è precaria, letteralmente. Basta far parlare i numeri: al tribunale di Torino ci sono 189 dipendenti con contratto a tempo determinato, 83 alla Corte d’Appello. E qui, come negli altri tribunali d’Italia, c’è il rischio che soltanto la metà possa rimanere in servizio. Il tutto in un quadro di scopertura dell’organico che va dal 30 al 40% (a seconda dei numeri dei magistrati che vengono ritenuti necessari, secondo i Procuratori).
Ad Asti i precari sono circa il 30%, percentuale che raggiunge il 100% nella sezione penale. Ad Alessandria sono 40 su 80. In totale parliamo di 550 persone in tutto il Piemonte. E parliamo di impiegati amministrativi, personale per gli uffici dei processi eccetera eccetera. In tutta Italia sono circa 12mila i precari, di cui solo la metà avrà il contratto rinnovato alla sua scadenza, nel 2026.
Basta questo a spiegare la lentezza della giustizia (fra burocrazia e lungaggini procedurali), con i tempi medi per un processo, a Torino, che arrivano a 450 giorni in sede civile, ma che nel penale si allungano fino anche a quattro anni? Secondo i dati statistici, la media italiana è di circa 8 anni per arrivare a una sentenza. Di fatto, già solo l’attesa rischia di essere una condanna. E secondo dati Eurispes, riferiti a qualche anno fa, otto procedimenti su 10 non arrivano a sentenza. La durata media di un’udienza davanti al giudice monocratico è di 19 minuti (quante volte si assiste a rinvii per cavilli, eccezioni, assenza di una delle parti etc), quella davanti a una sezione collegiale di un’ora e mezza. E i fascicoli si accumulano.
E se, dopo le visite mediche, provassimo a mettere anche i processi di sera o nei weekend?
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