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Il Borghese
10 Settembre 2025 - 05:50
Alla fine il ministro Urso l’ha trovato il suo “secondo produttore” per supplire ai grandi numeri che Stellantis non gli ha garantito al momento. E senza scomodare i big cinesi, gli è arrivata una cordata italo-cinese, solo che invece di automobili produrrà quadricicli: gli L6, che sono quelli guidabili a 14 anni, e gli L7, dai 16 anni in su, con patente B. Rigorosamente elettrici.
Certo, suona un po’ curioso che salti fuori un produttore di veicoli elettrici proprio nel momento in cui le lobby automotive spingono per rivedere il Green Deal, ma è anche vero che le quote mercato delle microcar, con Fiat Topolino in testa, salgono sensibilmente. Da qui, però, a produrne e venderne 20.000 l'anno...
E quindi lì dove si lavorava per Stellantis, e Maserati in particolare, si fabbricheranno quadricicli a marchio Desner. Sempre che l’accordo diventi vincolante e quei 100 milioni di euro di investimento esistano veramente.
«Al ministero chiediamo di verificare la forza finanziaria e di mercato dei soci investitori - scrivono in una nota Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm -. Con Lear siamo invece pronti a intraprendere un confronto su cosa potrà rimanere sul territorio torinese, sulla apertura di una procedura di uscite volontarie incentivate». Perché, in ogni caso, non sembra che sarà possibile salvare tutti i posti di lavoro.
Certo, nelle pieghe di una buona notizia, non si può nascondere i timori: la Desner Auto è poco più di una startup dedicata più all’importazione di veicoli che alla fabbricazione. E se il suo socio Fassina, il concessionario, è un big in Lombardia, i dubbi sono per l’investitore cinese. Occhi spalancati, ché da queste parti ci si ricorda bene il bagno di sangue di DeTomaso dei Rossignolio e non troppo lontano da Torino aleggia ancora il fantasma ex Embraco, dove - con benedizione dell’allora ministro Calenda poi ricredutosi velocemente - volevano produrre bici elettriche.
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