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Il Borghese
08 Ottobre 2025 - 05:50
«No applauses in press gallery» dicevano un tempo i giornalisti di calcio inglesi. Non si applaude in tribuna stampa, non si tifa. Molta parte della stampa italiana, quella mainstream almeno, evidentemente ritiene necessario doversi sentire parte delle cose più che farne la cronaca. È accaduto - negli articoli, nei profili social personali - con la Flotilla, con il 3 ottobre, derubricando a “cronaca” gli incidenti, i “violenti isolati” che poi isolati non sono mai: perché nel momento in cui gli dai l’occasione di essere in piazza, devi sapere che arriveranno. Sempre che si viva nel mondo reale.
Avevano sfilato l’anno scorso in barba alle prescrizioni del questore, dovevano fermarsi questa volta? Perché dovrebbero accettare una regola quando, per mesi, ogni sabato è stato concesso loro di spostarsi indisturbati in corteo per la città? Le manifestazioni dinamiche necessitano di autorizzazioni, di percorsi concordati; quelle statiche in ogni caso di comunicazioni alla Questura.
Alle undici di sera, in redazione, pensiamo: Torino l’ha sfangata, a differenza di Bologna. Pensiamo anche: senza i partiti e i sindacati (a parte Cobas e USB) che hanno soffiato sul fuoco già alto della protesta finisce senza scontri? Migliaia di persone hanno sfilato, senza autorizzazione, ribadendo che continueranno a farlo «fino alle dimissioni di Meloni», più che alla liberazione di Gaza. È questo che chiedono, nel caso qualcuno avesse avuto ancora dei dubbi. E poi, «Intifada, intifada fino alla vittoria». E in mezzo musica e canti.
Ora, non so voi, ma vedere questa manifestazione nella data di quello che è stato un pogrom, un attacco terroristico, quando macellai hanno portato la morte fra giovani come quelli che urlavano di guerre di pietre, ieri sera; quando sono entrati nelle case dove famiglie vivevano tranquille... E aggiungere di sentirsi «dalla parte giusta della storia»... beh a me fa orrore. È il mio fischio dalla tribuna stampa.
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