Per una volta, nel presentare un libro, ho voglia di partire dalla
copertina. Non dalla trama, né dallo stile, neppure dalla fama meritata del suo autore già premio Nobel. No, stavolta parto dalla copertina, anzi dalle copertine, tre per la precisione.
“Klara e il Sole” (Einaudi, 19,50 euro, traduzione di Susanna Basso) di
Kazuo Ishiguro è infatti arrivato nelle librerie con tre varianti di copertina: una è quella definitiva, che rimarrà (diciamo così), ed è quella che già avete visto in questi giorni nello spazio dedicato ai “libri della settimana” qua sotto. Accanto, invece, vedete una di quelle alternative, delle sorte di “gronchi rosa” in edizione limitata (ho pubblicato questa semplicemente perché è quella della mia copia ed è quella che amo di più). Pare che in Einaudi non riuscissero a decidersi su quale fosse, delle tre preparate da
Bianca Bagnarelli, la migliore e dunque hanno scelto di usarle tutte.
Perché perdo tempo, direte voi, con la copertina? Guardatela: è divisa in riquadri, come una finestra. Invece, questa è la modalità con cui Klara vede il mondo. Nello specifico, come vede il crepuscolo, il momento in cui il Sole, ciò che le dà la vita, il nutrimento, si abbassa per dormire. E là, nel luogo dove il Sole va a riposare, Klara sceglie di andare, sfidando un terreno infido e la logica di cui lei è comunque figlia, per trovarsi, nella solitudine degli ultimi raggi, a recitare una preghiera laica e per questo più profonda. La domanda è: può un robot pregare? E amare?
Già, perché Klara è una ginoide, ossia un androide di fattezze femminili, guidata da una prodigiosa intelligenza artificiale che l’ha resa senziente. Gli androidi sognano pecore elettriche? Se lo chiedeva già
Philip K. Dick. La risposta cercatela in
Blade Runner. Il fatto è che Klara è una ginoide molto diversa dalle stesse della sua serie: nessuna come lei sa comprendere, analizzare, adeguare il proprio comportamento, addirittura evolversi.
In un futuro talmente indefinito da essere presente, non ci sono macchine volanti né teletrasporto: ma ci sono gli AA, gli amici artificiali, androidi da compagnia per bambini e adolescenti. Sono macchine senzienti con mente adulta e corpo adolescente, sono amici e custodi. Lì, nel negozio in cui è in vetrina, Klara conosce un giorno Josie, la bambina che la sceglie, che la desidera, vuole solo lei, che le promette «sarà tutto bellissimo». Ma attenzione, viene avvisata Klara, i bambini fanno spesso promesse che non possono mantenere... No, non sarà bellissimo: Josie è malata, di una malattia che, in questo mondo dove le «sostituzioni» lasciano dietro coloro che non riescono a tenere il passo, in cui gli esclusi dal sistema si barricano in comunità armate, a quanto pare colpisce i bambini «potenziati», quelli per cui i genitori compiono delle scelte particolari. Per loro, la scuola non sarà altro che didattica a distanza, tanto che è necessario fare «incontri di interazione» (con altri potenziati, ovvio) per aiutare questi ragazzi troppo soli, per cui l’AA è una necessità.
Powered by
Ma Klara va oltre: lei è convinta che il Sole possa guarire Josie. Per questo prega e fa un patto con il Sole. Per questo chiede aiuto a Rick, ragazzino dotato ma non potenziato, che Josie vorrebbe avere come compagno di vita, per sempre. Klara, bambina artificiale, Cybernella del nuovo millennio (chi non sa cosa sia vada su Wikipedia, in alternativa pensi al Dr Slump e Arale), adulta a dispetto di tutto, pronta anche al sacrificio più grande, quello di cessare di essere noi per coloro che amiamo. E capire quante stanze può avere un cuore, sfaccettato come la rifrazione di un raggio di sole.