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17 Febbraio 2022 - 08:55
«Un romanzo di cui paradossalmente l’autore non ha scritto neppure una frase». È così, in maniera sì paradossale ma anche burlesca, che Einaudi presenta il primo libro della sua nuova collana “Unici”, il romanzo del giornalista (al debutto nella narrativa dopo alcuni titoli di genere giornalistico e di reportage) Filippo Maria Battaglia “Nonostante tutte”. La protagonista si chiama Nina, ma Nina non esiste se non come simbolo di una memoria collettiva, una bambina dal cappottino rosso nei grigi e neri della storia. A raccontare di lei, delle cicatrici, sono le parole di centodiciannove donne del Novecento attraverso scritti, ricordi, articoli, lettere, diari che Battaglia ha racconto e assemblato, senza inserire commenti, lasciando che «parlino da soli con le loro voci» di una infanzia incantata e spaccata, il desiderio di una vita differente, il sesso, il lavoro, il matrimonio, la maternità, la malattia, l’amicizia, l’impegno civile, la vecchiaia…
Un romanzo particolare, certo, ma così vogliono essere i volumi di “Unici”, una nuova collana, si diceva, che prevede tre titoli all’anno e intende dare spazio agli esordienti (assoluti o meno), a «libri in cui gli autori riversano con forza tutto il proprio talento e la propria visione del mondo. Libri unici per ragioni diverse: strutturali, stilistiche, tematiche. Libri che, proprio grazie alla forma, che qui è sostanza - aiutano a guardare le cose da un’altra prospettiva, mai convenzionale». La direzione del progetto è di Dalia Oggero: «Sentivamo il bisogno di uno spazio in più, di un vero e proprio spazio di libertà. E di scommessa, di rischio - ha detto a “Il Libraio” -. Continueremo a fare esordienti nelle altre collane, negli Unici avremo la possibilità di pubblicare dei libri che non sempre avrebbero potuto trovare la loro collocazione naturale nelle altre collane».
Dopo Battaglia, toccherà, ad aprile, a Francesca Valente, astigiana, traduttrice dall’inglese e dal giapponese, editor e autrice di un libro per Slow Food. Ha vinto il Premio Calvino “Altro nulla da segnalare”: le sue storie di pazienti, psichiatri, infermieri di un grande ospedale italiano all’indomani della Legge 180, nascono dai brevi rapporti scritti a mano a fine turno e dai ricordi di chi quell’esperienza l’ha vissuta in prima persona.
La terza voce dell’anno è quella di Marco Annicchiarico, milanese transitato per Torino prima di radicarsi in Sicilia, poeta, blogger e autore musicale, con “I CuraCari”, un romanzo sul legame tra un figlio caregiver e la madre anziana - «una figlia di 79 anni» , che perde un pezzo di memoria ogni giorno, un libro in cui la dimensione del tragico riesce miracolosamente a dialogare con quella ironica, vitale, potenziando la forza di una storia in cui molti riconosceranno la loro.
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