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13 Luglio 2021 - 07:39
“Max 90 live”. E lui, Max Pezzali, un pezzo da Novanta della musica lo è davvero. Nella sua carriera lunga trent’anni non hai mai smesso di fare cantare e ballare gli italiani e adesso che, finalmente, la musica sta ripartendo, la voglia di scatenarsi (si fa per dire dato che bisogna stare seduti) sulle note dei suoi brani più famosi continua ad aumentare tanto che a Torino l’artista ha addirittura aggiunto una terza data. Dopo il sold out di venerdì 16 e sabato 17 allo Stupinigi Sonic Park, il nuovo live si terrà giovedì 15 luglio. Per un tris da copertina nella storia di questa estate fatta di emozioni, dal calcio, ai palcoscenici passando per il tennis. In scaletta non manca proprio nulla, si va da “Non me la menare”, “Un giorno così”, “Rotta x casa di Dio”, a “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, “Se tornerai”, “Una canzone d’amore”, “Come mai”, “Tieni il tempo”. Non mancherà proprio nulla in questo concerto che come il libro cui si ispira vuole raccontare un’epoca.
«Che per quanto mi riguarda è nata proprio a Torino. Gli 883 sono nati qui tanto tempo fa. Quando eravamo due studenti io e Mauro Repetto (l’altro 883, ndr) eravamo due squattrinati e da Pavia venivamo a registrare qui i nostri brani, in uno studio in zona San Paolo. Ci lavorava un signore che di giorno faceva la guardia giurata, Torino ci ha accompagnato nel nostro successo». Così inizia la chiacchierata con Max Pezzali, ancora stanco per le emozioni vissute domenica sera a Palmanova per la partita della Nazionale.
«Sono stati giorni di grande emotività. Domenica a Palmanova c’era il maxischermo, quindi, abbiamo iniziato a mezzanotte, abbiamo prima guardato la partita tutti insieme, che emozioni».
Così come è emozionante vedere date che si aggiungono a causa dei sold out, soprattutto dopo due anni come quelli trascorsi. «Immagini l’emozione per noi che siamo fermi da un anno e mezzo e adesso ci ritroviamo sul palco. Vedere le persone davanti a noi che si divertono è veramente liberatorio per tutti. Speriamo che le cose vadano sempre meglio, senza recidive, che possiamo rimanere in zona bianca. Sarebbe veramente
bellissimo».
Intanto godiamoci questo tour, com’è nato? E soprattutto com’è arrivato a questa scaletta anni ‘90? «Abbiamo fatto di necessità virtù, stiamo uscendo da una situazione complessa. Era giusto partire con una scaletta limitata agli anni ’90 per riportare quella spensieratezza di cui tutti abbiamo bisogno. Ho usato la scusa del libro per fare la stessa cosa con la musica, spiego anche il contesto in cui quelle canzoni sono nate».
Nate e diventate intramontabili... «Sono felice di ciò, non era per niente scontato che fosse così. Uno se ne accorge solo quando il tempo è passato. Credo che il segreto del successo di quei brani stia proprio nel fatto che sono fortemente legati a quegli anni, l’ultimo decennio in cui si viveva nel mondo del pre internet. E’ vero, cellulari e rete sono arrivati in quel periodo ma poi la rivoluzione digitale è esplosa dopo. Ha portato molto e dopo ha tolto qualcosa. Come il piacere della scoperta delle piccole realtà di provincia che io allora raccontavo. Oggi sarebbe impensabile. Tutto si sa, perché tutto viaggia in rete».
Oggi tutti saprebbero chi ha ucciso l’Uomo Ragno? «Sì, che poi, per fortuna, era solo in coma. E’ tornato, era solo agonizzante. Aveva fatto il suo tempo come fumetto. A riportalo in auge sono stati successivamente i film Marvel, gli hanno dato un’altra possibilità ed è andata benissimo».
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