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11 Novembre 2022 - 08:39
Alla domanda se tornerà a Torino per dirigere la terza opera della trilogia Mozart-Da Ponte, dopo il “Così fan tutte” dello scorso anno e il “Don Giovanni” di quest’anno, risponde: «Chi può leggere nel futuro, alla mia età ogni giorno è una conquista». E aggiunge: «In più, non sono completamente disoccupato, ma, se si trovano modo, tempo e cast, è possibile». A proposito, poi, di un suo eventuale impegno come regista di opera, sostiene: «È già difficile fare il direttore d’orchestra e se in questo ruolo qualcosa di buono ho fatto, come regista sarei orrendo. Il mio mestiere è criticare i registi, se mi togliete questo piacere...». E il piacere Muti non se lo toglie disapprovando, ad esempio, chi «mette in scena un Don Giovanni su una sedia a rotelle o gli astronauti». «Nessun critico - dice - si è posto il problema di un’orchestra che suona musica del Settecento, di una regia che guarda al futuro e di cantanti che parlano una lingua obsoleta: non c’è unità artistica». «Oggi la regia deve togliere, anziché mettere, costa anche di meno» chiosa. Chissà se la figlia Chiara avrà seguito i suoi suggerimenti nel preparare la regia del “Don Giovanni” di Mozart, l’opera che Riccardo Muti dirigerà dal 18 al 26 novembre (verrà trasmessa in diretta il 24 su Rai Radio3) dal podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio. «Un teatro di prima classe - sostiene Muti - e non lo dico perché devo fare carriera». È un fiume in piena, di simpatia e di arguzia, il maestro napoletano, che ieri a Torino ha presentato il nuovo allestimento, sostenuto da Reale Mutua e realizzato in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, del capolavoro mozartiano. La regia è di Chiara Muti, la quale si è detta felice di essere riuscita a «concludere la trilogia di Da Ponte che mi porto nel cuore da quando ero bambina».
Protagonisti sul palco del Regio nell’appuntamento più atteso della stagione operistica - sono andati esauriti in un solo giorno i biglietti per la prova generale destinata agli under 30 - saranno Luca Micheletti, Jacquelyn Wagner, Mariangela Sicilia, Giovanni Sala, Alessandro Luongo, Francesca Di Sauro, Leon Košavic e Riccardo Zanellato. Firma le scene Alessandro Camera, i costumi Tommaso Lagattolla, le luci Vincent Longuemare. Maestro al fortepiano è Alessandro Benigni, mentre il Coro è istruito da Andrea Secchi. Tra una battuta e l’altra - «ho saputo che Checco Zalone farà la mia parodia, mi darà notorietà» scherza, e al sovrintendente francese Jouvin: «ci avete rubato tutto, anche l’inno: la Marsigliese l’ha scritta un italiano, è il concerto in do maggiore di Giambattista Viotti» -, Muti non ha nascosto la sua amarezza per gli investimenti sulla cultura: «Avrei voluto che gli appelli fatti in questi anni avessero prodotto attività costruttiva nei confronti della cultura». Per desiderio di Muti e di Jouvin, il Regio devolverà l’incasso della prova generale all’Ircc di Candiolo.
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