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La provocazione
22 Febbraio 2025 - 18:10
Lucio Corsi (Fonte Instagram)
E meno male. Diciamocelo senza troppi giri di parole: più che una staffetta naturale, questa sembra una rivincita. Olly ha vinto Sanremo, ma il suo trionfo ha avuto il retrogusto di una bolla pronta a scoppiare. Il pezzo? Perfettamente confezionato, pronto per il consumo rapido, uno di quei brani che funzionano bene sui social, con il ritornello che ti si incolla addosso come un jingle pubblicitario. Ma alla fine cosa resta? La polemica. La bagarre. I sospetti. Più che un successo, un caso mediatico. E mentre le lacrimucce scorrevano su Instagram e il post-vittoria si trasformava in una puntata di una serie crime (tra complottismi e faide manageriali), l’unica vera certezza di questo Festival era un’altra.
"Volevo essere un duro" spacca. Punto. Un pezzo che non ha bisogno di TikTok per esistere, che non cerca la viralità con mossette da challenge, che non suona come il prodotto di un algoritmo. Lucio Corsi è lì, con la sua voce e il suo stile che sanno di un’altra epoca, ma senza la polvere addosso. È vintage, sì, ma mai vecchio. È ispirato, ma mai derivativo. E soprattutto è credibile.
Quindi, alla fine, il destino ha rimesso le cose al loro posto: il colpo di scena arriva via Instagram. Olly, fresco vincitore di Sanremo con “Balorda Nostalgia”, annuncia che non andrà all’Eurovision. La motivazione? Un tour nei club e il bisogno di “connettersi con tutto quello che sta accadendo”. Scelta rispettabile, per carità. Ma con un Eurovision che capita una sola volta nella vita, c'è da chiedersi: perché mollare? Voglia di evitare ulteriori polemiche? O forse, semplicemente, consapevolezza che la sua vittoria sanremese fosse più “strategica” che musicale?
A rendere il tutto ancora più torbido, la polemica che ha coinvolto Marta Donà, manager di Olly e di altri vincitori sanremesi degli ultimi anni. Tra sospetti e veleni, c’è chi ha visto nella sua influenza una mano invisibile nella classifica. Lei, nel frattempo, si è sfogata sui social, parlando di “paura di fare bene qualcosa” e del suo “privilegio di lavorare nella musica”. Il che è bello, poetico, ma non proprio un chiarimento.
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“Volevo essere un duro” è un instant crush, uno di quei pezzi che entrano in testa e nel cuore senza bisogno di un trend di Instagram a spingerli. Perché, diciamolo chiaro: la canzone di Olly è forte, ben prodotta, la voce potente, la realizzazione impeccabile. Ma oggi esce così tanta musica fatta bene, con suoni perfetti e strofe catchy, che il rischio è quello di perdersi nella massa.
Corsi invece no. Lucio non si incastra in una playlist, la devasta. La sua musica ha un’anima, un mondo, una narrazione. Sa di vintage? Forse. Ma c’è una differenza tra essere una copia sbiadita e saper evocare la grandezza senza risultare finto. E Lucio Corsi lo fa. Eccome se lo fa. Sanremo 2025 ha lasciato più dubbi che certezze, ma almeno possiamo stare tranquilli su una cosa: all’Eurovision l'Italia avrà le "spalline" coperte.
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