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VERSO IL VOTO. Ecco tutti i candidati: «Chi sarà il prossimo sindaco di Torino?»

comune torino
Una poltrona per dodici. Dopo l’era Appendino, il “posto da sindaco” appare più ambito che mai. Complice, tra le altre cose, l’iniezione di fondi che arriveranno nelle casse del Comune grazie al Recovery Fund e che daranno al prossimo primo cittadino un portafogli mai visto prima. In gara, per il centrodestra, c’è il signore del Barolo, l’imprenditore Paolo Damilano che, sottolineando a più riprese la sua dimensione di candidato civico, punta al “colpo grosso”. I leader della destra vedono in lui la possibilità di espugnare il fortino della sinistra e, proprio il suo aplomb liberale potrebbe attrarre anche l’elettorato deluso dai dem. Intanto, in periferia, proliferano i banchetti di Lega e Fdi. Il centrosinistra, dal canto suo, arriverà alla nomina di un candidato attraverso le primarie del Pd di questo fine settimana. A contendersi la corona c’è il capogruppo del Pd in Sala Rossa, Stefano Lo Russo. Cresciuto e allevato per questo momento, Lo Russo sembra un diesel che, per diverse ragioni, qualcuno ha tenuto troppo tempo fermo in garage. A logorarlo per oltre un anno sono state le correnti interne al suo stesso partito, mentre il “fratello minore”, il vicepresidente del consiglio comunale Enzo Lavolta, già remava per sottrargli scettro e corona. E non se l’è cavata male. Lo ha dimostrato raccogliendo quasi 10mila firme e rifiutando l’appoggio dei Verdi che gli avrebbero risparmiato un bel po’ di fatica. Poi c’è il civico Francesco Tresso, l’uomo di sintesi. Il “nuovo”, che ha studiato da consigliere e ora punta ad allargare il consenso del centrosinistra. Infine, Igor Boni. Radicale di partito e di idee, Boni fino all’ultimo è rimasto fedele a se stesso, proponendo di legalizzare la cannabis. Lunedì sapremo chi dei quattro sarà l’avversario di Damilano. Veniamo ai grillini Sganga e Russi. Entrambi agguerritissimi, sembra che manchino dell’astuzia del topo che, nei momenti di maggior pericolo, se la dà saggiamente a gambe. Loro no, ci credono, e puntano almeno a eguagliare il risultato pronosticato dal leader del Movimento Giuseppe Conte, il 15% dei consensi. Il sottobosco dei candidati poi si popola di due professori: Angelo d’Orsi e Ugo Mattei. Per il Pci c’è Giusi Greta Di Cristina. Non si risparmia l’ex sottosegretario ai Trasporti, Mino Giachino, in campagna elettorale da mesi con la lista “Sì Lavoro Sì Tav”. Chiude il quadro Betti Balducci, per il Partito Gay.
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