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Tutto subito o a “rate” negli anni: nessun sindaco dice no all’aumento

sindaco fascia

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Sindaci e assessori guadagneranno di più. Ma non tutti allo stesso modo: c’è chi ha accettato l’aumento deciso da Roma per “compensare” gli stipendi restituiti negli ultimi anni. Altri hanno preferito una crescita graduale «per evitare le critiche».

Rientrano in quest’ultimo caso Alessandro Sicchiero e il resto della giunta di Chieri: il sindaco della città collinare poteva aumentarsi l’indennità mensile da 3.114,23 a 4.830 euro lordi, come previsto dalla legge di bilancio 2022 per i Comuni fra i 30mila e i 50mila abitanti (i chieresi sono circa 36mila).

Sicchiero ha fatto una scelta diversa: «Questa libertà ci espone alle critiche. Per questo, a scanso di equivoci, noi abbiamo optato per la formula a crescere».

Quindi, per il momento, il sindaco si ferma a 3.886,36 euro lordi al mese. Dal 2023 salirà a 4.280,85 e nell’ultimo anno di mandato arriverà ai 4.830. Ovviamente salgono di conseguenza anche gli stipendi di vice e assessori: «In questi anni si è pensato di ridurre i costi della politica tagliando gli stipendi dei politici locali - riflette Sicchiero - Ma è un atteggiamento populista: io ho sempre spinto per il contrario, cioè dare dignità a chi sceglie di dedicarsi a questa attività per il bene comune».

Il suo collega di Montaldo, Sergio Gaiotti, l’ha sempre pensata diversamente. Tanto che ha rinunciato a tutti gli stipendi per il suo primo mandato: «Insieme ai miei assessori ho lasciato nelle casse comunali 25mila euro l’anno, quindi 125mila totali» calcola il sindaco. Quando è stato rieletto a ottobre, però, ha scelto di prendere lo stipendio. Non solo: adesso ha deciso di accettare l’aumento deciso da Roma, utilizzando la stessa formula “a crescere” adottata da Chieri: così il primo cittadino di Montaldo, circa 700 abitanti, è già passato da 1.659,38 euro lordi a 1.906,26. Poi salirà a 2.032,44 nel ‘23 e 2.208 l’anno successivo: «Credo di aver già dato nei primi cinque anni - motiva la decisione Gaiotti - Non ho mai chiesto un rimborso, andando anche a Roma per delle riunioni. Continuerò a non chiederli ma mi pare di aver gravato abbastanza sulla mia pensione».

Infine, ci sono sindaci che hanno sempre rinunciato, per non gravare sulle casse del Comune, ma che il rimborso a carico dello Stato lo hanno accettato. È questa la scelta di Roberto Balma, primo cittadino di Parella, circa 400 abitanti alle porte di Ivrea, nel 2020/21 il suo stipendio era di 1162 euro lordi e aveva rinunciato all’aumento ma ora si trova obbligato ad accettarlo: «In passato ho scelto di rinunciare agli aumenti lasciando invariata l’indennità - spiega Balma sindaco dal settembre del 2020 - Non volevo gravare sul bilanci comunale e ho rinunciato agli aumenti previsti dal precedente decreto. Ora, però, non è possibile e dovrò accettarli. Come ho sempre fatto saranno soldi che utilizzerò per il bene della nostra comunità. Inoltre, come sindaco e amministrazione abbiamo già deciso che il trattamento di fine rapporto sarà devoluto ad un progetto a favore del Comune».

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